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Donne protagoniste, non accessorie.

Autore

Lorena Silvani
Lorena Silvani, nata a Monza il 13 settembre 1973, iscritta alla Fim Cisl nel 1998, eletta R. S. U in ABB dal 1998 al 2009, dal primo maggio 2009 sindacalista a tempo pieno nella struttura di Lecco e dal 2013 Monza Brianza Lecco. Nel 2010 collabora con la Fim Lombardia per le tematiche di genere, dal 2013 coordinatrice donne Fim Lombardia. Mamma di Sofia (12 anni) e Stefania (6 anni) Liberamente impegnata con Biagio Orlando.

La pandemia e il lockdown hanno colpito duramente tutta la popolazione mondiale in termini economici, sanitari e sociali. In tutto il mondo ma soprattutto nei paesi più vulnerabili, donne e bambine hanno subito conseguenze davvero pesanti accentuando le disuguaglianze 

“Da oggi ci sarà l’Italia zona protetta. Siamo consapevoli di quanto sia difficile modificare le nostre abitudini. Ma purtroppo non c’è tempo. I numeri ci dicono di una crescita importante dei contagi, dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi. Ai loro cari va la vicinanza di tutti gli italiani. Le nostre abitudini vanno cambiate ora. Dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia, e lo dobbiamo fare subito. Adotteremo misure più forti per contenere il più possibile l’avanzata del coronavirus e per tutelare la salute di tutti i cittadini”.
(9 marzo 2020 Premier Conte decreto: #iorestoacasa).

La pandemia e il lockdown hanno colpito duramente tutta la popolazione mondiale in termini economici, sanitari e sociali. In tutto il mondo ma soprattutto nei paesi più vulnerabili, donne e bambine hanno subito conseguenze davvero pesanti accentuando le disuguaglianze

La quarantena sembra aver rafforzato alcuni stereotipi di genere, per esempio quello che vede le donne impegnate nella cura della casa e dei figli e gli uomini soprattutto dediti al lavoro.  

Resistono stereotipi che regolano la suddivisione dei ruoli e la vita in famiglia ( è meglio privilegiare e tutelare il lavoro dell’uomo; è preferibile che sia la donna che si occupi dei bambini). 

Le mamme si sono divise tra conference call, la spesa, pranzi, il problema di geometria della figlia maggiore, la merenda della piccola, tic-toc, youtube, cartoni animati, l’aspirapolvere, la lavatrice …
L’emergenza Covid-19 ha stravolto la vita nel mondo, ma non i ruoli in famiglia, anzi ha esasperato gli squilibri. 
Sulle donne un carico extra, mamma a tempo pieno, con le scuole chiuse, lavoratrice senza nemmeno la pausa caffè alla macchinetta, di nuovo casalinga (disperata ed esasperata).  

Il lavoro da casa, per le donne più che smart è stato “extreme” working. 

«Lo smart working richiede una grande disciplina personale, una postazione di lavoro tranquilla e isolata, orari determinati, tutti aspetti non facili da mettere in atto quando la convivenza familiare è forzata e tutti sono in casa.  Durante le conference call uomini mai interrotti, mentre le donne almeno due o tre volte, soprattutto dai figli, ma a volte anche dai mariti e compagni, dimostrando la poca considerazione del lavoro della propria moglie o compagna». 

Per le donne tra le emozioni prevalenti durante l’isolamento ci sono state ansia, tristezza, frustrazione e paura, molti uomini hanno affermato di aver provato invece rilassamento o di non aver provato particolari emozioni 

La pandemia ha amplificato le disuguaglianze di genere, le conseguenze del virus hanno vanificato gli sforzi di interi anni per supportare la parte femminile della popolazione; donne e bambine sono state maggiormente esposte ai rischi derivanti dalla pandemia. 

In termini economici, le donne sono state le prime a perdere il loro posto di lavoro per potersi occupare dei bambini, durante la chiusura delle scuole.  Avere un impiego, è uno dei primi e principali strumenti di emancipazione, perché spesso lavorando le donne possono rendersi indipendenti dal supporto economico di mariti e compagni. 

L’obbligo di rimanere in casa ha favorito l’intensificarsi di violenze e abusi da parte di mariti, compagni e parenti, non solo sulle donne, ma anche su bambine e adolescenti. Le violenze domestiche si sono intensificate e aggravate anche a causa del mancato supporto di associazioni assistenziali e operatori sanitari, impossibilitati a raggiungere donne e bambine in pericolo o chiamati in prima linea per contrastare il virus. 

La pandemia ha amplificato le disuguaglianze di genere, le conseguenze del virus hanno vanificato gli sforzi di interi anni per supportare la parte femminile della popolazione; donne e bambine sono state maggiormente esposte ai rischi derivanti dalla pandemia 

Non dimentichiamo che ci sono state e ci sono donne in prima linea in settori strategici come il Ssn, l’istruzione, i servizi, la vendita di alimentari, oltre a ruoli meno tradizionali come il supporto alle insegnanti elementari e della secondaria di primo grado (anch’esse in gran parte donne) e dell’approvvigionamento alimentare in condizioni particolari. 

È probabile che il lockdown non abbia avuto una ricaduta identica su tutte le donne, è presumibile che le disuguaglianze legate ai differenti gradi di fragilità sociale ed economica, nonché alle differenze di genere, di generazione e di nazionalità , abbiano giocato un ruolo rilevante nel definire le disuguaglianze; il periodo emergenziale deve costituire, un’occasione per una migliore consapevolezza della propria vita, per un ripensamento circa il funzionamento della vita sociale. 

Può, in modo più drammatico e diretto, porre le persone (donne e uomini) di fronte all’interrogativo circa quali stili di vita preferire e adottare dopo la pandemia, per abbattere i muri delle disuguaglianze presenti nella quotidianità; e la donna verra’ riconosciuta come protagonista e non accessoria della vita e del lavoro quotidiano qualunque esso sia. 

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