Frontiere della Libertà

Autore

Emanuela Fellin
Emanuela Fellin, pedagogista clinica, svolge la sua attività professionale, di studio, ricerca e consulenza per lo sviluppo individuale, sia con l’infanzia e l’adolescenza, che con gli adulti. Si occupa di interventi con i gruppi e le organizzazioni per la formazione e lo sviluppo dell’apprendimento e della motivazione. L’impegno di studio e applicazione è rivolto agli interventi nei contesti critici dell’educazione contemporanea, sia istituzionali che scolastici. Le tematiche principali di interesse vertono sui concetti di vivibilità, ambiente, cura e apprendimento. I metodi utilizzati sono quelli propri della ricerca-intervento e della consulenza al ruolo per lo sviluppo individuale e il sostegno alle dinamiche dei gruppi e delle organizzazioni.

Pur avendo avuto una parte nel proporlo, non mi sono resa conto fino in fondo della complessità dell’argomento che abbiamo scelto di affrontare in questo numero della rivista. Non me ne sono resa conto fino a quando mi sono chiesta cosa significa sentirsi liberi. E già qui ci sarebbe da discutere a lungo e approfonditamente. Una cosa è essere liberi e una cosa è sentirsi liberi. Ci si può sentire liberi anche in situazioni che per altri potrebbero apparire di grande costrizione. Così come è difficile pensare a una qualche forma di libertà assoluta. Al massimo si possono definire, come storicamente è accaduto, delle convenzioni riguardo ad alcune libertà fondamentali.

Ognuno di noi nella vita ha provato l’eccitazione profonda e intensa derivante da uno stato emotivo coinvolgente nel quale ci si sente vivi e in pace con se stessi.

Quella sensazione ci pervade e ci riempie di gioia, completamente, ci sentiamo invincibili, inattaccabili e forti. Ebbene, quello stato di grazia, nella maggior parte dei casi, dura poco, a volte pochissimo, non ci rendiamo nemmeno conto di averlo provato che poi tutto svanisce.

Ho avuto molte occasioni di incontrare uomini e donne con storie di dipendenza relazionale dal proprio partner, che sono riuscite a liberarsi, pagando il costo della libertà, perché in quella dipendenza trovavano anche rassicurazione. 

Perché? Forse perché abbiamo bisogno sia di rassicurazione che di libertà, o meglio di continua ricerca della libertà. Del resto, la libertà ci mettiamo a concepirla e cercarla proprio a partire da un livello almeno elementare di rassicurazione. Scopriamo così che non ci basta la libertà da qualcosa, ma ci serve anche la libertà di essere noi stessi.

La libertà è certamente uno dei livelli più elevati a cui possa accedere la nostra esperienza, e riuscirvi è costoso tanto che non tutti e non sempre siamo disponibili a pagare quei costi.

Nelle relazioni, ad esempio, si vivono situazioni nelle quali, a volte, si crea un rapporto di dipendenza con l’altro. Quella dipendenza può portare alla dismissione del rapporto o a una reciproca e comune elaborazione in grado di far fare un salto di qualità ad entrambi. Se la seconda cosa accade sarà stata proprio la ricerca della libertà a favorirla.

Vi sono situazioni diffuse che mostrano come attivare la libertà nella propria esperienza sia impegnativo al punto, spesso, di rinunciarvi.

La libertà mostra, così, i suoi molteplici volti:

  • anche se tutti diciamo di cercarla, nei fatti spesso, quando è il momento poi esitiamo ad accedervi; 
  • a livello storico e individuale vi sono situazioni diffuse che mostrano come attivare la libertà nella propria esperienza sia impegnativo al punto, spesso, di rinunciarvi;
  • nella relazione complessa e molto studiata tra vittima e carnefice, ad esempio, accade che sia la vittima a non riuscire a liberarsi del carnefice; 
  • quello che si configura come un doppio legame tiene la vittima nella condizione di non riuscire a liberarsi anche quando potrebbe perché quello con il carnefice è divenuto un vincolo che paradossalmente la rassicura mentre la sottomette; 
  • una capacità di elaborare il conflitto intrapsichico e una efficace educazione sentimentale sono necessarie per cercare di elaborare processi psicodinamici così complessi.

È importante non trascurare che, se la libertà è una ricerca, l’accesso ad essa, seppur provvisorio, può essere possibile solo nella relazione con gli altri. La libertà, infatti, è nella relazione: la sua alternativa è la singolarità e la solitudine. Alla libertà, insomma, tendiamo, e forse nel fatto di tendervi troviamo una delle frontiere più affascinanti dell’esperienza umana.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Ultimi articoli

Fare un salto non è avanzare… ovvero il neoliberista saltatore

...e se tra l'altro fosse meglio arretrare? Si tratterebbe di fare un salto all'indietro. Per quanto difficile quest'ultima soluzione porterebbe in nessun...

F. Basaglia, F. Ongaro Basaglia, La maggioranza deviante. L’ideologia del controllo sociale totale.

UM: Non siete stupiti della ripubblicazione del vostro libro a cento anni dalla nascita di uno di voi e in un'epoca che...

Il salto di Fosbury e la scelta di essere liberi

UNA RIFLESSIONE FILOSOFICA A PARTIRE DALL’IMPRESA DI CITTÀ DEL MESSICO 1968 Le seguenti considerazioni prendono corpo ad un anno...

Ripetizione, salto, crisi. Sulla nascita.

Ripetizione e ricordo sono lo stesso movimento, tranne che in senso opposto: l’oggetto del ricordo infatti è stato, viene ripetuto all’indietro, laddove...

A che basta un salto

«Chi non salta un francese è! È! Chi non salta…». Un coretto scandito e ripetuto più volte da un miscuglio di voci...