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Fëdor Dostoevskij, Umiliati e offesi, 1861, Einaudi, Torino

Autore

Ugo Morelli
Ugo Morelli, psicologo, studioso di scienze cognitive e scrittore, oggi insegna Scienze Cognitive applicate al paesaggio e alla vivibilità al DIARC, Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli; è Direttore Scientifico del Corso Executive di alta formazione, Modelli di Business per la Sostenibilità Ambientale, presso CUOA Business School, Altavilla Vicentina. Già professore presso le Università degli Studi di Venezia e di Bergamo, è autore di un ampio numero di pubblicazioni, tra le quali: Mente e Bellezza. Arte, creatività e innovazione, Allemandi & C, Torino 2010; Mente e paesaggio. Una teoria della vivibilità, Bollati Boringhieri, Torino 2011; Il conflitto generativo, Città Nuova, Roma 2013; Paesaggio lingua madre, Erickson, Trento 2014; Noi, infanti planetari, Meltemi, Milano 2017; Eppur si crea. Creatività, bellezza, vivibilità, Città Nuova, Roma 2018; Noi siamo un dialogo, Città Nuova Editrice, Roma 2020; I paesaggi della nostra vita, Silvana Editoriale, Milano 2020. Collabora stabilmente con Animazione Sociale, Persone & Conoscenza, Sviluppo & Organizzazione, doppiozero, i dorsi del Corriere della Sera del Trentino, dell’Alto Adige, del Veneto e di Bologna, e con Il Mattino di Napoli.

Perché ha voluto descrivere con tanta precisione i sentimenti di umiliazione di fronte alla decadenza delle condizioni di vita, dei corpi e delle anime?

In nessun’altra situazione come nella decadenza, quando sentiamo che le sicurezze si sgretolano, si possono cogliere i moti essenziali dell’animo umano. E descrivere le anime mediante i corpi e le vicende che ci accadono è una delle forme di scrittura che ho amato di più.

Di tutte le sue opere Umiliati e offesi è stata quella che ha ricevuto minore attenzione…

Gli umili attraggono meno degli eroi. L’umiliazione è una condizione particolare: tendiamo ad evitarla ma ci consente di sentire di noi parti che ci fanno arrivare meglio a noi stessi. Il dolore distilla esperienze e sensibilità uniche che vorremmo certamente evitare, ma che ci fanno scoprire aspetti importanti della vita e di noi.

Ha dedicato anche in questo caso molta cura a scavare la psicologia dei personaggi…

Mi fanno sempre questa osservazione. Non ne capisco il senso e la ragione. Cos’altro dovrebbe significare scrivere? Se non cogliere le più sottili sfumature dell’essere e cerca di tradurle in parole? Delineare il profilo e scandagliare le anime, ecco, questo è scrivere.

E gli sfondi?

Sono sfondi. I luoghi dell’umiliazione che hanno la stessa fisionomia di chi li abita. Ambienti di speranze disilluse. Dove però l’umano emerge nella sua complessa architettura e i sentimenti si fanno più veri, le emozioni si amplificano. Nessun personaggio deve essere descritto distrattamente, in modo che di ognuno si possano conoscere le sensazioni più intime e comprendere il modo di agire. 

L’umiliazione si fa strada, comunque, nelle relazioni?

La relazione è il tema principale, sempre. Narrare è la descrizione delle storie dei personaggi, perennemente soggiogati da qualcosa di più forte di loro e a cui non riescono a ribellarsi, umiliati e offesi dagli avvenimenti della vita e da persone in grado di ferirli nei sentimenti e nell’orgoglio. 

Eppure, i suoi personaggi sono innamorati della vita e del mondo…

Estranei nel mondo per amore del mondo, irreali per passione della realtà, i miei personaggi sembrano dapprima semplici. Non hanno una direzione precisa, non hanno una mèta visibile: come ciechi o come ubriachi barcollano per il mondo, questi uomini pur adulti… Sono sempre spauriti e intimiditi, si sentono sempre umiliati e offesi…

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