Non sempre la vita scorre come speriamo, lineare e priva di grossi ostacoli. A volte il destino ci pone di fronte a sfide che non possiamo vincere, ma solo accettare. Tutti sappiamo che questa vita è come un fiume: scorre verso il mare, ma non sappiamo quanto lungo sarà il suo corso. Quando un giorno, partendo da un lieve malessere, scopri che il tuo fiume si avvicina rapidamente alla foce, il mondo sembra crollarti addosso.
Da quel momento, mille pensieri iniziano a rincorrersi nella mente, dopo il primo shock iniziale. Si passa attraverso diverse fasi: la rabbia, il “perché proprio a me?”, il “non può essere vero, è un errore”. Poi, lentamente, si comincia a costruire un equilibrio interiore per affrontare ciò che sta accadendo. In questo processo, il supporto di medici e associazioni può fare la differenza, fornendo informazioni e sostegno su una realtà che, fino a poco prima della diagnosi, sembrava lontanissima e quasi inconcepibile.
Anche la famiglia, purtroppo, non sempre riesce a essere d’aiuto. Spesso, le persone care cercano di consolarci con frasi che, seppur bene intenzionate, possono risultare inopportune e riaccendere la rabbia. Forse, la cosa migliore è una vicinanza discreta, fatta di silenzi rispettosi e di aiuto solo quando richiesto o necessario.
In questo percorso, è inevitabile prepararsi alla partenza. Ci si trova a dover redigere il fatidico testamento, un documento che spinge a riflettere su tutto ciò che si è costruito nella vita, di beni materiali e immateriali, e a decidere cosa lasciare in eredità a chi si ama. Alcuni sentono il bisogno di scrivere lettere per risolvere vecchi screzi o chiarire questioni rimaste in sospeso, trovando finalmente il coraggio o il tempo di farlo.
Sarebbe bello se, in questa fase, si riuscisse a riscoprire un dialogo autentico con i propri cari, lasciando andare rancori e conflitti accumulati nel tempo. Questo permetterebbe di vivere il periodo rimanente come un “tempo guadagnato”, incentrato sulla persona e non sulla malattia.
Quando arriva il momento della partenza, è come un viaggio verso l’ignoto. Per chi rimane, l’assenza del viaggiatore è fonte di dolore, ma anche di riflessione. La perdita di una persona cara ci invita a ripensare non solo alla sua vita, ma anche alla nostra. Dai loro insegnamenti e dal cammino condiviso possiamo trarre spunti per crescere e migliorare. Col tempo, i ricordi tenderanno ad affievolirsi, ma le lezioni apprese e i momenti condivisi rimarranno parte di noi, un’eredità che porteremo sempre nel cuore.
Prepararsi a partire non significa arrendersi, ma accogliere il cambiamento e aiutare chi ci sta vicino a fare lo stesso. La parte più spaventosa della vita è spesso uscire dalla propria zona di comfort e accettare l’ignoto. Ma ogni viaggio, anche il più difficile, porta con sé nuove esperienze e insegnamenti. Qualunque sia la loro natura, ci offrono l’opportunità di crescere e di comprendere l’importanza di vivere pienamente il presente. Perché la vita è adesso.