Un Paese pericoloso

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Claudio Piersanti
Claudio Piersanti (laureato in Filosofia a Bologna) ha pubblicato quasi tutti i suoi libri (romanzi e racconti) con la Feltrinelli. Il suo primo romanzo, Casa di nessuno, è uscito nel 1981. Alcuni, più volte ristampati in Italia,  hanno ottenuto premi (Viareggio, Vittorini ecc) e sono stati tradotti in molti paesi. Tra questi: L’amore degli adulti, Luisa e il silenzio, L’appeso, Stigmate (un libro a fumetti realizzato con Lorenzo Mattotti) e il recente La forza di gravità (2018). Recentemente ha cambiato editore, e il suo nuovo libro (Quel maledetto Vronskij) è uscito nel marzo 2021 presso Rizzoli. È stato a lungo anche sceneggiatore lavorando per il cinema (soprattutto con Carlo Mazzacurati) e  la televisione. Ha diretto per anni La rivista dei Libri (ediz. Italiana della New York Review of Books). I suoi ultimi libri sono Ogni rancore è spento, Rizzoli, Milano 2023 e La finestra sul porto, Feltrinelli 2025.

Vorrei sapere se c’è (se c’è ancora) una linea di confine tra democrazia e non-democrazia, includendo in quest’ultima vaga categoria tutti gli stati che sopprimono o limitano quasi completamente le libertà individuali e collettive. Naturalmente nessuna democrazia è completamente democratica, questo lo sappiamo, ma il fatto che cominciamo a fare fatica a considerare gli Stati Uniti uno stato democratico muta l’orizzonte e il significato di questa parola. La democrazia è minoritaria sul pianeta Terra, lo è sempre stata. La maggioranza dei popoli vive da sempre sotto regimi autoritari e sotto dittature, spesso con l’approvazione rassegnata o addirittura convinta della maggioranza della popolazione. La maggioranza della popolazione dei paesi che abbiamo sin qui definito democratici è stanca della democrazia e, come da sempre afferma Putin, la considera “obsoleta”. Se fossi un esploratore proveniente da un pianeta lontano molto più evoluto del nostro sconsiglierei il mio popolo di entrare in contatto con la Terra e invierei con ribrezzo i miei rapporti quotidiani di orrori, violenze, ingiustizie, prepotenze, indifferenza, cattiveria, incapacità di mutare in meglio cioè di apprendere dagli errori ma direi di apprendere in generale, incapacità di conservare e valorizzare il patrimonio culturale e di memorie, indifferenza verso le testimonianze e la verità fattuale, ottusità mentale, razzismo, egoismo, assenza di ogni senso di vergogna e di umiltà. Aggiungerei: adorazione della stupidità e della volgarità, scelta di rappresentanti dello stesso bassissimo livello intellettuale di chi vota e mai di persone migliori, elevazione della volgarità a gusto dominante, disprezzo del bello e del ragionamento profondo, indifferenza verso l’altro, incapacità di ascolto, narcisismo infantile diffuso a livello di massa, incapacità di provare compassione, gusto per la violenza e per la sopraffazione dei più deboli, uso inconsapevole di tecnologie primitive basate sul furto delle poche opere prodotte dalle persone intelligenti, distruzione delle strutture accademiche di eccellenza e di centri di ricerca scientifici e umanistici. In tutta franchezza ne pronosticherei una rapida estinzione. In fondo la considererei auspicabile, nella speranza che una estinzione quasi totale lasci ai pochi salvati una possibilità di ripresa. Mettendo da parte la mia pessimistica relazione come extraterrestre (ma è veramente così che mi sento) dirò qualcosa sulle buffonesche grida legislative sull’ordine pubblico. L’Italia è sin dalle sue origini la democrazia più fragile e parziale del mondo occidentale. Nata malissimo con il trionfo degli sconfitti, grazie alla ritrovata complicità nazi-fascio-comunista, le sue strutture statuali sono sempre state illegali e delinquenziali. Basti pensare alla leggenda dei Servizi segreti deviati! Nessuna corrente politica dominante nel paese proveniva dalla cultura democratica, in una qualsiasi delle sue accezioni. Un paese nato dal contrabbando del petrolio e dalle associazioni per delinquere attorno alla ricostruzione (sacco delle città) si ritrova ora simbolicamente rappresentato attorno all’ultimo progetto malavitoso: la costruzione del ponte sullo stretto (come se in Italia fosse possibile realizzare legalmente grandi opere pubbliche!). Che naturalmente verrà protetto da grida manzoniane che prevedono l’arresto per chi oserà opporsi. Altrettanto delinquenziali le leggi che colpiscono le proteste pacifiche dei prigionieri, spingendo verso la malavita l’intera popolazione carceraria. Senza parlare della vergognosa serie di suicidi segnalo un caso esemplare: a un prigioniero politico in ingiustificabile regime di 41 bis, Alfredo Cospito, sono proibiti libri e film: Gramsci veniva trattato meglio. Ora i suoi avvocati vengono addirittura segnalati dalle autorità carcerarie al loro ordine professionale per aver abbracciato il loro assistito! Vendette, soprusi autoritari, degni del regime iraniano. Allo stesso modo verranno spinte verso forme di contestazione violenta tutte le altre giustificate proteste nelle carceri definite disumane da tutti gli osservatori civilizzati. Per i regimi autoritari l’ideale è sempre lo scontro violento, come sta già succedendo negli Stati Uniti. In piccolo i più anziani tra noi lo hanno già visto negli anni ’70 del secolo scorso: niente di più desiderabile del terrorismo, arma di distruzione perfetta di tutti i movimenti che contestavano il regime. Vorrei dirlo con maggiore chiarezza: un paese che ha un sistema carcerario come quello italiano non è un paese democratico. Un paese che sta distruggendo il sistema sanitario nazionale non è democratico (i malati psichiatrici sono ormai di esclusiva competenza di polizia e carabinieri!). Un paese con un sistema giudiziario del tutto inaffidabile e soggetto alla spartizione partitica non è democratico. Un paese fondato sull’evasione fiscale non è democratico. Un paese incapace di qualsiasi riforma dalla sua fondazione non è democratico. Sono costretto a ricordare ancora una volta che esistono politici che parlano senza vergogna di riforma della Pubblica amministrazione! L’Italia è dominata da una struttura statuale e da partiti che non rappresentano più la sua popolazione. Le sue città sono abbandonate alla malavita immobiliare e al turismo selvaggio. L’Italia è un paese pericoloso.

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