Codici affettivi e ragione poetica

Autore

Emanuela Fellin
Psicologa clinica con esperienza pluriennale nell'applicazione della psicologia alla cura delle relazioni e ai progetti di sviluppo individuale e di gruppo. Competenze consolidate nell'educazione ambientale e nell'implementazione di strategie di sostenibilità economica, sociale e ambientale, maturate in contesti organizzativi e formativi quali il MUSE di Trento (progetto UNESCO), Arte Sella (co-responsabile di Arte Sella Education) e CUOA Business School (alta formazione sulla sostenibilità), oltre a numerosi progetti applicati in aziende e scuole. Esperienza nella gestione di progetti di formazione in istituzioni scolastiche e realtà organizzative, e attività di studio e ricerca nel campo delle dinamiche relazionali nei gruppi di lavoro e nelle organizzazioni. Obiettivo professionale: Applicare le mie competenze e la mia passione per lo sviluppo individuale e organizzativo in un contesto stimolante, contribuendo a promuovere il benessere e la sostenibilità. Sviluppo attività professionale e di studio e ricerca nel campo delle relazioni e delle dinamiche nei gruppi di lavoro e nelle organizzazioni. A partire dalla cura dei Laboratori sul rapporto Emozioni-Organizzazione presso l’Università degli Studi di Bergamo e svolgendo molteplici interventi in organizzazioni private e pubbliche, curo le relazioni tra motivazione individuale e lavoro, i processi di guida e coinvolgimento nella relazione capi-collaboratori, il rapporto tra gruppi di lavoro e compito primario nella vita organizzativa. Sviluppando un modello di intervento per lo sviluppo organizzativo definito Internal Coaching che ho concorso a definire e a validare, seguo processi di cambiamento e innovazione nelle organizzazioni. Svolgo, inoltre, attività clinica nel campo dell’educazione e della formazione con un approccio di psicologia clinica. In particolare svolgo consulenza per lo sviluppo individuale, di gruppo e organizzativo. Il mio impegno di studio e applicazione è rivolto agli interventi nei contesti critici dell’educazione contemporanea come la vivibilità, l’ambiente, la cura e la conoscenza; alla ricerca-intervento nell’interdipendenza istituzioni, scuole, famiglie; alle azioni educative e di sostegno individuale e di gruppo nei contesti della cura. Nel mio ruolo di HR Manager ho avuto l’opportunità di ricoprire una posizione strategica, contribuendo direttamente alla crescita e all’efficienza organizzativa. Mi sono occupata di gestire e sviluppare le risorse umane, guidando processi complessi legati al reclutamento, alla selezione e all’inserimento di personale qualificato, con l’obiettivo di attrarre talenti in linea con le esigenze aziendali, promuovendo la loro integrazione efficace nel contesto lavorativo. Ho dedicato particolare attenzione alla progettazione e al coordinamento di programmi di formazione strutturati, pensati per sviluppare le competenze professionali e trasversali dei collaboratori, favorendo così il miglioramento delle performance individuali e collettive. Al contempo, ho definito e monitorato indicatori chiave di performance (KPI), assicurandomi che le attività delle risorse umane fossero sempre allineate agli obiettivi strategici dell’azienda. In momenti di cambiamento organizzativo, ho svolto un ruolo centrale, supportando il top management nella pianificazione e nell’implementazione di progetti di riorganizzazione. Questo mi ha permesso di contribuire alla costruzione di un clima aziendale positivo, in cui i dipendenti hanno potuto affrontare i cambiamenti con fiducia e motivazione. Infine, ho promosso l’innovazione nei processi HR, introducendo soluzioni innovative per ottimizzare la gestione operativa e migliorare l’efficienza generale. Questo approccio mi ha permesso di coniugare una visione strategica a un’efficace esecuzione operativa, apportando un valore concreto e misurabile all’organizzazione.

Chi si trova a scegliere in condizioni difficili o in situazioni di elevata incertezza che uso fa della ragione?

La situazione che stiamo vivendo ci espone ad elevati rischi e a una continua esigenza di fare i conti con l’incertezza e sentiamo di muoverci tra Scilla e Cariddi. Da un lato cerchiamo di valorizzare il più possibile la nostra capacità di mantenere una certa calma e utilizzare gli strumenti propri della ragione, dall’altro siamo continuamente coinvolti in ansie e preoccupazioni che ci portano verso scelte in cui le componenti emotive prendono il sopravvento.

Allora la questione che si pone è quali siano le incidenze che le componenti emozionali e affettive hanno sulla capacità di ragionare di noi esseri umani. Su questo problema sono state realizzate ricerche di ogni tipo e conosciamo con una certa evidenza, oggi, il fatto che non esiste una ragione olimpica, in grado di controllare tutti i fattori e tutte le variabili per scegliere in modo ottimale, ma la ragione umana è intarsiata costantemente dalle nostre spinte emozionali e dai legami affettivi che abbiamo con gli altri e con i fenomeni del mondo. Se, per esempio, qualcosa ci suscita una paura particolarmente intensa e difficile da governare, non è detto che riusciamo a far prevalere una certa freddezza di ragionamento per assumere una posizione o fare una scelta.

Lo stesso vale se qualcosa sollecita particolarmente la nostra attrazione e i nostri desideri, giungendo a mettere in discussione la nostra stessa capacità di stimare quali siano le scelte migliori in quella situazione. Si è parlato, insomma, di violazione della ragione da parte delle emozioni e dell’affettività, ma lo si è fatto in buona misura impropriamente. Non è che le emozioni e l’affettività violano o mettono in discussione una razionalità presunta capace di essere imperturbabile; la ragione di cui disponiamo, come unico mezzo per migliorare la nostra razionalità è di fatto l’esito delle nostre capacità cognitive e affettive. Quello che probabilmente ci manca è lo sviluppo per via educativa di una capacità di diventare almeno in maniera adeguata e sufficiente più padroni di noi stessi.

L’educazione, per come è concepita e organizzata a tutt’oggi, induce a trattare i problemi come se fossero lineari e il nostro comportamento e le nostre capacità come se fossero olimpiche. Sta in questo forse il principale problema riguardante la nostra capacità di elaborare in maniera adeguata le situazioni critiche. Siamo educati, in sostanza, come se fossimo ciò che non siamo. Non abbiamo una spontanea capacità di elaborare problemi non lineari e controversi, né disponiamo di una informazione totale sui fenomeni, soprattutto quando sono complessi. Per certi aspetti quindi l’educazione così come oggi prevalentemente viene realizzata, finisce per configurarsi come una disabilitazione e una conferma dei limiti del sistema cervello-mente nell’affrontare questioni globali e controverse. 

Siccome la principale parte dei problemi e delle situazioni con cui oggi facciamo i conti tende a non presentarsi in modo lineare e le variabili in gioco mostrano una particolare complessità, un compito per sostenere uno sviluppo della ragione adeguato a una vita buona è volgere l’educazione verso i codici affettivi e la loro combinazione con la razionalità e la cognizione. Questo significa prendere in considerazione il pluralismo delle vie con cui affettività e ragione si compongono e ricompongono nella nostra esperienza. 

Disponiamo oggi delle conoscenze scientifiche più evolute su come apprendiamo e conosciamo il mondo e siamo di fronte ad urgenze sempre più pressanti per costruire una vivibilità sostenibile ed emancipativa per noi umani. Non rimane che passare all’azione cercando di non accumulare ulteriori e pericolosi ritardi!

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