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Cooperazione, una parola da riscoprire

Autore

Matteo Beltrami
Matteo Beltrami, classe 97, di Pergine studia presso l'Università di Trento ed è membro del direttivo dell'Associazioni Giovani Cooperatori Trentini. Appassionato da sempre di cooperazione, il suo motto è "Buona cooperazione a tutti!"

Cooperazione è una parola dotata di un significato che spazia dal basilare concetto di collaborazione al più aulico significato di un’associazione di persone retta dall’unanime volontà di perseguire obbiettivi economici, sociali e culturali in base a specifici criteri etici. Un vocabolo, quindi, la cui espressione dovrebbe essere di concezione comune. Quest’ultimo aspetto, difatti, venne confermato dallo studioso Tullio De Mauro nelle sue celebri indagini sulla lingua italiana. Ciò nonostante, nella sua ultima pubblicazione del Vocabolario di base della lingua italiana, dove, con cadenza regolare, il compianto linguista riportava le espressioni più comuni della nostra lingua, la parola “cooperazione” non compare più tra le 7.000 parole più utilizzate dagli italiani. Questo dato risulta estremamente contraddittorio rispetto ad una tradizione che vedeva la cooperazione come un concetto cardine della nostra società, arrivando a portare le madri e i padri della Costituente ad inserirla all’articolo 45 della Costituzione: “La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. […]”. Detto ciò, può essere d’aiuto ripercorrere il percorso storico che ha spinto i membri della Costituente ed i cittadini stessi a riconoscere l’importanza del modello cooperativo.

            La cooperazione getta le sue basi in una fase storica che viene a coincidere con l’affermarsi di un nuovo e complesso fenomeno economico, che ha mutato in maniera irreversibile la società umana, e che che viene comunemente conosciuto come “rivoluzione industriale”. Di fatti, si trattò di un evento che sancì l’effettivo abbandono del tradizionale assetto economico d’ancien regime, a retaggio feudale e l’introduzione di un nuovo tipo di organizzazione produttiva legata al diffondersi del processo di industrializzazione. Le conseguenze dell’espansione del processo manifatturiero non impattarono solamente i processi economici ma anche l’ecologia umana, finendo per modificare in termini radicali l’habitat, il tipo e le condizioni di vita di agricoltori e artigiani.

            In questo contesto esplose la cosiddetta soziale Frage, derivante dall’evidente emarginazione sociale per i soggetti economicamente più deboli che, fino ad allora, avevano beneficiato degli ammortizzatori sociali, tradizionalmente offerti dalle aggregazioni comunitarie e di convivenza civile della società pre-industriale.

            Fu in questo contesto che s’andò concentrando un ampio dibattito intellettuale, caratterizzato dagli apporti del proto-socialismo, del socialismo scientifico e del pensiero sociale cristiano, che sfociò nella concezione del mutualismo solidale del modello cooperativo e che si manifestò per la prima volta nel 1844, nella regione inglese del Lancashire, a Rochdale. Qui, un piccolo gruppo di tessitori, stretti dall’indigenza, provocata dalle trasformazioni economiche del loro tempo, diede vita ad uno spaccio cooperativo, con l’intento di poter effettuare gli acquisti di prima necessità a prezzi convenienti. Era nata la prima cooperativa di consumo che da lì si diffuse in tutt’Europa.

            Questo modello non solo aiutò la società ad affrontare i contraccolpi della rivoluzione industriale ma, anche, quelli delle epoche successive: le ferite della “grande depressione”, i momenti successivi alla Grande guerra e alla Seconda guerra mondiale fino ad arrivare alle rotture provocate dalla stagflazione degli anni ’70. In parole povere, la cooperazione seppe assumere un ruolo anti-ciclico, sapendosi affermare come risposta a tutti quei momenti di difficoltà, indipendentemente dai sostegni esterni.

            A fronte di ciò, il benessere generato dai decenni successivi, dal crollo del muro di Berlino e dell’affermarsi della globalizzazione con il suo libero mercato, ha, però, portato la cooperazione a perdere la sua importanza, quasi fosse un qualcosa non più necessario o da rilegare ad un passato triste e lontano. La parola cooperazione, a questo punto, come si diceva prima, uscì dal vocabolario dei termini comunemente utilizzati nella quotidianità.

            Ciò nonostante ora, più che mai, vi è la necessità di riscoprire questa parola e la filosofia solidale ad essa connessa. La promessa di un futuro migliore conseguente alla cosiddetta “fine della storia”, annunciata dal politologo Francis Fukuyama, per quanto abbia portato un benessere, dall’altro lato, ha generato uno scenario societario segnato da precarietà, insicurezza, rinnovate tensioni tra gruppi sociali e da una profonda sfiducia verso le istituzioni pubbliche. Tale contesto risulta complesso e difficile, tuttavia, è ampiamente accostabile a quella disgregazione sociale che fu conseguente alla rivoluzione industriale e portatrice di quella question sociale che sfociò nella risposta cooperativistica.

            La cooperazione oggi può farsi forza della disponibilità di strumenti e risorse, proprie della modernità, per sperimentare modalità differenti di aggregazione, partecipazione politica o di produzione di valore. Il tutto, sia sul versante economico che relazionale, riuscendo a costituire quella base che Don Lorenzo Guetti definiva “solida reale e non già apparente, perché quel qualsiasi edificio che vuolsi innalzare a bene comune, resti saldo in piedi ad onta dell’infuriare di venti contrari”, essenziale per il vivere sociale e comune.

            In altri termini, ed in conclusione, dobbiamo tutti riappropriarci della parola cooperazione affinché il messaggio di unione solidale tra uomini “si faccia vero, cordiale, senza secondi fini, ma solamente al fine unico di aiutarsi a vicenda tutti per uno, ed uno per tutti”, come predicava il padre della cooperazione trentina, dinanzi alle difficoltà del progresso e della storia.

Buona cooperazione a tutti!

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