IMMAGINE: La pistola di legno data in dotazione dal Governo Fascista all’esercito italiano nella spedizione neocoloniale in Africa, appartenuta ad Attilio Weber, soldato ferito e sopravvissuto in quella spedizione.
È proprio delle forme di potere totalitarie e populiste produrre indicazioni e orientamenti antistorici e antiscientifici con scopi di solleccitazione ed enfasi delle componenti più regressive e falsamente risolutive degli orientamenti e dei comportamenti umani; che proprio per essere tali e presentandosi come soluzioni facili e banali catturano consenso, sfruttando perversamente periodi storici di crisi di significato e vuoto di senso.
L’attacco alla scuola democratica prevista dalla Costituzione, a partire dalla proposta dell’umiliazione come strategia educativa, che il Ministro dell’Istruzione e del Merito, supportato dalla più retriva compagine di sedicenti storici e pedagogisti, sta portando avanti con metodo e tenacia è uno dei più gravi problemi della nostra civiltà e della nostra convivenza democratica.
Basterebbe, da solo, già il nome imposto al Ministero. È tutta da comprendere la ragione per cui siamo così distratti rispetto a segnali inequivocabili. Sia la parola Istruzione che la parola Merito indicano due fenomeni che non hanno più nessuna giustificazione scientifica e concettuale: non sono solo superati, ma sono falsi, materiali per studi storici sull’evoluzione del pensiero e del costume, come oggi si studiano le convinzioni tolemaiche e geocentriche del sistema solare.
La mente umana, o meglio il sistema corpo-cervello-mente di noi umani, non apprende per istruzione, cioè perché qualcuno trasmette informazioni a qualcun altro. Non è mai accaduto anche se eravamo convinti che le cose stessero così in base alle solite fallacie intuitive. Ma si sa: quando il dito indica la luna il cretino guarda il dito. Oggi sappiamo, e Ministri e sedicenti storici e pedagogisti dovrebbero sapere, che apprendiamo per selezione, scegliendo e scartando i segnali del mondo; per riconoscimento di parte di quei segnali, soprattutto di quelli che più corrispondono ai nostri schemi e ai nostri codici affettivi e cognitivi; per rientro, ovvero adattando ai nostri patrimoni conoscitivi disponibili le conoscenze innovative che abbiamo riconosciuto.
L’istruzionismo e l’addestramento, così cari alla pericolosa compagine che supporta il Ministro, e al Ministro stesso che si ferma alla superficie intuitiva delle cose per precisi scopi politici di totalitarismo populista, sono ferrivecchi per creare una scuola direttiva che è il contrario dell’educazione come pratica della libertà e dell’emancipazione individuale e collettiva.
Siccome la scuola è in crisi da tempo, per responsabilità gravi di tutte le forze politiche che, a parte rari casi, non hanno voluto prenderne atto ed agire, è facile sfruttare la crisi per proporre soluzioni apparentemente risolutive che catturano facili consensi: siccome l’asino non corrisponde al comando del padrone la via più immediata e bastonarlo. Chiedersi se è la via più appropriata vorrebbe dire riflettere ma è proprio questo che non facciamo in questo tempo. Come diceva Umberto Eco, per ogni problema complesso esiste una soluzione semplice, ed è sbagliata. Ma quella soluzione ha questo di problematico e magnetico: appare immediatamente risolutiva e deresponsabilizzante e le masse finiscono per affidarvisi. Il fatto è che non fa altro che nascondere il problema e rinviarlo, aggravandolo.
Si pensi all’esempio delle migrazioni. I partiti di governo organizzano addirittura un raduno di popolo per proclamare lo scopo di un paese, il nostro, “libero da migranti”. Tutti noi sappiamo due cose: che l’Italia ha bisogno di migranti perché l’economia del paese e la società del paese sopravvivano, ma quel raduno riceve il consenso della maggioranza. Le società, come le persone, possono giungere alla scissione dei propri comportamenti e gli orientamenti politici sovranisti fatti di totalitarismo populista ne approfittano per affermarsi. I partiti di governo italiano hanno un feeling particolare con forze politiche come quelle romene e ungheresi che sono giunte ad affermare la superiorità del DNA di alcuni popoli su altri, quando oggi sappiamo che ci sono più differenze genetiche tra due bianchi italiani da più generazioni che tra loro due e un maliano o un ghanese.
Ecco allora che i ferrivecchi dell’istruzionismo e del merito, che violano di fatto le indicazioni della nostra Costituzione a proposito dell’educazione, si configurano come gli strumenti di persuasione risolutiva che richiamano gli equipaggiamenti, si fa per dire, con cui furono inviati i soldati italiani nelle spedizioni neocoloniali dal regime fascista: pistole di legno per fare la guerra.
Non solo si tratta di scelte antistoriche e gravissime per gli apprendimenti delle giovani generazioni, ma ritardano irreparabilmente la realizzazione di un sistema educativo adatto al nostro tempo.
Si pensi solo alla ossessione sulla nazione e sui confini in un tempo in cui lo Stato Nazione è solo un ostacolo alla creazione di una civiltà planetaria sempre più indispensabile per un mondo che è diventato un villaggio strettamente interconnesso. Si pensi al concetto di sovranità servito in ogni salsa, nel momento in cui è evidente che solo la cooperazione in ogni campo può creare le condizioni per un avvenire dell’umanità sul pianeta Terra.
Se ci si chiede cosa propongono le Nuove Indicazioni la risposta non è difficile: hanno un deciso orientamento restauratore e conservatore, esplicito e deliberato, e indicano il passato, mosse dalla paura e dal bisogno di controllo autoritario, mentre le Indicazioni del 2012 indicavano il futuro, mosse dal desiderio di espansione di una nuova cittadinanza planetaria. Leggendo le Nuove indicazioni 2025, a colpire è soprattutto una confusione e un groviglio di passioni tristi: la paura, la sfiducia, il fastidio e quella “prudenza” che rattrappisce lo sguardo lontano, vitale, desideroso del futuro, che restringe il respiro, affanna sulla difensiva il pensiero. Il tutto è basato su un pedagogismo retrivo che corrisponde particolarmente a concezioni individualiste, comportamentiste e cognitiviste dell’apprendimento e del comportamento umani. Proprio quelle che continuano ad essere falsificate dalla più avanzata ricerca scientifica.
Il progetto delle Nuove Indicazioni 2025, quindi, ha una connotazione chiaramente ideologica e politica che, come è proprio delle attuali dominanti tendenze ideologiche, mira a negare le differenze e le libertà, applica all’educazione i principi della cosiddetta “democrazia illiberale”, e assume la mortificazione del pensiero e della creatività umana come obiettivi dell’educazione.
È penoso constatare che docenti universitari dotati di potere nel mondo accademico siano gli ispiratori e le ispiratrici di un progetto di mortificazione e umiliazione della libertà e dei principi costituzionali, dei risultati della ricerca e di ogni progetto di futuro. Come la pistola del regime fascista le loro impostazioni non sono solo ideologiche ma sono semplicemente scientificamente false.