Paolo Zellini, Discreto e continuo, Adelphi, Milano 2022; p. 406.

Autore

Ugo Morelli
Ugo Morelli, psicologo, studioso di scienze cognitive e scrittore, oggi insegna Scienze Cognitive applicate al paesaggio e alla vivibilità al DIARC, Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli; è Direttore Scientifico del Corso Executive di alta formazione, Modelli di Business per la Sostenibilità Ambientale, presso CUOA Business School, Altavilla Vicentina. Già professore presso le Università degli Studi di Venezia e di Bergamo, è autore di un ampio numero di pubblicazioni, tra le quali: Mente e Bellezza. Arte, creatività e innovazione, Allemandi & C, Torino 2010; Mente e paesaggio. Una teoria della vivibilità, Bollati Boringhieri, Torino 2011; Il conflitto generativo, Città Nuova, Roma 2013; Paesaggio lingua madre, Erickson, Trento 2014; Noi, infanti planetari, Meltemi, Milano 2017; Eppur si crea. Creatività, bellezza, vivibilità, Città Nuova, Roma 2018; Noi siamo un dialogo, Città Nuova Editrice, Roma 2020; I paesaggi della nostra vita, Silvana Editoriale, Milano 2020. Collabora stabilmente con Animazione Sociale, Persone & Conoscenza, Sviluppo & Organizzazione, doppiozero, i dorsi del Corriere della Sera del Trentino, dell’Alto Adige, del Veneto e di Bologna, e con Il Mattino di Napoli.

Per lei che aveva scritto Breve storia dell’infinito che cosa significa occuparsi di discreto e continuo?

A noi umani piace pensare che la realtà sia costituita da aggregati di entità senza interruzioni e lacune, cioè come si suol dire senza soluzioni di continuità.

I soliti autoinganni della mente…

Appunto, l’aspettativa di un mondo senza rotture, crepe, fessure e vuoti ci accompagna e ad essa ritorniamo anche quando per qualche verifica esperienziale ce ne allontaniamo per qualche momento o ragione.

Perché procediamo in questo modo?

In termini matematici ci deve essere sempre un numero in mezzo a due numeri. Tutto insieme i numeri formano una linea che muovendosi genera una superficie, e questa a sua volta un volume. Così si regge l’intero mondo nella nostra mappa rappresentativa e non abbiamo che noi stessi per leggerlo.

Gradualità e continuazione, insomma…

È questo il sogno del continuo che attrae a sé tutte le cose.

E il discreto?

Se irrompe il discreto il pensiero subisce un piccolo trauma, è come reciso, scisso. È però solo a partire dal discreto che il continuo può essere avvicinato e calcolato . Una complementarietà che sfida la nostra mente e ci aiuta a comprendere noi stessi e il mondo.

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