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Imprinting, Pensare&Agire critico, Solitudine

Autore

Walter Ganapini
Walter Ganapini nasce il 21 maggio 1951 a Reggio Emilia, dove consegue la Maturità presso il Liceo Classico ‘L.Ariosto’ (Preside On. Prof. Ermanno Dossetti) , e si laurea in Chimica , Ind. Chimico-Fisico , nel 1975 presso l'Università degli Studi di Bologna , Istituto "G.Ciamician" (Relatore Prof. Vincenzo Balzani, Accademico dei Lincei):suo Direttore Spirituale dalla giovinezza è il Padre Costituente Don Giuseppe Dossetti . Dal 1975 al 1981 crea e dirige il Dip.to. "Tecnologie ambientali ed energetiche" del C.R.P.A di Reggio Emilia (Consorzio Univ. Bologna-CCIAA Reggio Emilia), dove, in rapporto con ENI-Ricerche, Centro Ricerche FIAT, ENEL-Conphoebus e Riva Calzoni progetta e sperimenta il primo digestore anaerobico italiano, essiccatori solari, impianti di compostaggio, generatori eolici oltre ad occuparsi di inquinamento in e da agrozootecnia e pianificazione eco-energetica a scala urbana e di aree interne. Dal 1976 al 1984 è Responsabile del Sottoprogetto "Energia da rifiuti e biomasse" nell'ambito del Progetto Finalizzato "Energetica" del CNR (Dir. Prof. Giancarlo Chiesa, Politecnico-MI). Dal 1976 al 1980, come Cons. Delegato all'Innovazione del Cd’A di AGAC (oggi IREN) promuove e realizza il programma RETE-Reggio Emilia Total Energy (cogenerazione e teleriscaldamento di Reggio Emilia). Nel 1979, in qualità di Assistente del Presidente della Regione Emilia-Romagna, On. Lanfranco Turci, elabora il primo ‘Piano Energetico Regionale’ italiano. Dal 1981 dal 1985 è consulente del Prof. Umberto Colombo, Presidente ENEA, in materia di analisi e pianificazione ambientale ed energetica, in collaborazione con la Direzione Centrale Studi (Dir. Dr. Sergio Ferrari, Ing. Giancarlo Pinchera). Nel 1982 è selezionato come ‘Short-term Officer’ nel ruolo di Tutor del Corso “Energy and Environment Management” presso il Training and Vocational Center dell’U.N. International Labour Organization di Torino. Dal 1985 al 1987 vince la selezione pubblica per il ruolo di Ricercatore presso i Dipartimenti ENEA-PAS "Protezione Ambiente e Salute" (Dir. Prof. Mario Mittempergher) ed ENEA –FARE “Fonti Alternative e Risparmio Energetico” (Dir. Prof. Ugo Farinelli). Dal 1982 al 1986 è membro dell’‘Energy Demonstration and Evaluation Team’ presso la DG XVII – Energia e collabora con il Settore ‘Waste Management’ della DG XI- Ambiente (Dr. Eusebio Murillo Matilla) della Commissione Europea. Dal 1988 al 1993 è Esperto presso il Comitato Economico e Sociale dell’UE, mentre dal 1989 al 1992 collabora con l’“Industry and Environment Office” dell’OECD, coordinandone la sezione “Cleaner Technologies” (Dir. Dr.ssa Jacqueline Aloisi De Larderel). Dal 1988 al 1994 presiede il ‘Comitato Tecnico Scientifico Rifiuti’ del Ministero dell’Ambiente, istituito ai sensi della L.441/87 . Nel 1994 è Italian Representative alla U.N.Commission on Sustainable Development. Dal 1987 al 1993 è Direttore della Divisione "Sistemi ecoenergetici" di Lombardia Risorse (Piani Regionali e Provinciali di Gestione Rifiuti, Bonifica Siti Contaminati, Depurazione Acque , Disinquinamento atmosferico e Sistemi Informativi ambientali regionali , Masterplan del Po, Aree a rischio) , società pubblica che nel 1993 è chiamato a presiedere dalla Presidente della Regione Lombardia , On. Florinda Ghilardotti. E’Membro del Direttivo del Consorzio ‘Milano Ricerche’. Dal 1990 al 1991 è membro del Cd’A dell'Az. Munic. Servizi Città di Reggio Emilia. Dal 1991 al 1992 è membro del Cd’A di AMSA di Milano, di cui è nominato Commissario dal Comune di Milano nel 1995-96. Dal 1992 al 1994 è membro del Cd'A del Consorzio Replastic (oggi Corepla) in rappresentanza del Ministro dell’Ambiente. Dal 1994 al 1995 è Presidente dei Cd'A di AMIU e ACOSER di Bologna, che unifica nella multiutility SEABO (oggi HERA). Dal 1997 al 1998 è Presidente del Cd'A di AMA di Roma, organizzando la prima Raccolta Differenziata nella Capitale, in vista del Giubileo 2000. Dal 2002 al 2004 è Presidente del Cd’A di NET, multiutility del Comune di Udine. Dal 1995 al 1997 è Assessore tecnico all'Ambiente del Comune di Milano, designato dalla società civile ambientalista, portando a soluzione l’emergenza rifiuti e completando la progettazione del sistema depurativo metropolitano, in stretta collaborazione con S.E. Roberto Sorge, Prefetto di Milano Dal 1998 al 2001 è nominato dal Presidente del Consiglio Presidente dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA) , completando e rendendo operativa la rete delle ARPA e realizzando la necessaria Valutazione Ambientale Strategica dei Progetti nazionali del Quadro Comunitario di Sostegno 2000-2006, ottenendo encomio formale della Commissaria Europea Margot Valsttrom. Nella veste di Presidente ANPA, è Autorità Nazionale di Sicurezza Nucleare. D’intesa con il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, contribuisce alla realizzazione della Sala Situazione ‘Emergenze Ambientali’ del NOE. Nel 1999, chiamato da Mons. Paolo Tarchi, è Membro del panel da cui originò il ‘Gruppo di Lavoro per la Salvaguardia del Creato’ della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Dal 2002 al 2005 collabora con la Dir. Gen. ‘Integrazione Europea’ del Ministero degli Affari Esteri (Amb. Cangelosi, Amb. Nelli Feroci) in materia di strategie comunitarie di ‘Partenariato di Prossimità’ con l’area mediterranea meridionale (strategia “A Wider Europe”). Nel 2005 fonda e fino al 2007 dirige l’Istituto di analisi e certificazione ambientale ed energetica ‘Macroscopio’. Nel 2007 è nominato Presidente di ASSOSCAI, club delle imprese dell’eccellenza ambientale. Dal 2008 al 2010 è Assessore tecnico all’Ambiente presso la Regione Campania, periodo nel quale stabilizza, collaborando con il Pref. De Gennaro, il Pref. Pansa, il Gen. Giannini, il Gen. Morelli e i Procuratori De Chiara, Lembo, Roberti, la gestione del ‘ciclo rifiuti’ rispetto alle ricorrenti tentazioni emergenziali e disegna la nuova strategia in tema di risanamento e gestione integrata delle risorse idriche, di bonifica dei siti contaminati, di contrasto al fenomeno della ‘Terra dei fuochi’. Nel 2009 subisce a Napoli un’aggressione criminale da parte di quattro persone con casco integrale, su due moto, su cui indaga la DDA diretta dal Proc. Cafiero de Raho. Dall’Ottobre 2011 all’Ottobre 2012 è indicato come Consigliere Indipendente nel Cd’A di di GreenVisionAmbiente SpA ed è Presidente di Sisifo-Gruppo VITA del cui Advisory Board fa parte. Dal Maggio 2012 al Novembre 2014 è Membro del Com.Esecutivo e del Cd’A di Dolomiti Energia, multiutility pubblica controllata dai Comuni di Trento e Rovereto. E' membro del Comitato Etico di Etica Sgr. Dal Novembre 2014 è Direttore Generale dell’ARPA dell’Umbria, che porta a performance considerate d’eccellenza dagli stakeholders sociali ed economici del territorio e dal Sistema Nazionale di Protezione Ambientale. Collabora in tale veste con il Proc. di Perugia Dr. De Ficchy, il Proc. di Terni Dr. Liguori, con il Proc. Generale Dr. Cardella e con i Prefetti pro-tempore di Perugia da S.E. la Dr.ssa De Miro a S.E. il Dr. Sgaraglia, anche alla luce della Interdittiva Antimafia irrogata in materia di gestione dei rifiuti umbri. Da fine ’80 è Invitato alle Sessioni di Aspen Institute Italia. E' stato Docente di III fascia presso la Facoltà di Chimica Industriale dell'Univ. di Venezia, la Facoltà di Ingegneria dell'Univ. di Udine, la Facoltà di Scienze dell'Univ. di Milano, il Politecnico di Milano (Sedi di Milano e Mantova) e, nel 1991, Lecturer presso la Pontificia Universidad Catholica di Curitiba (Paranà, Brasil), città nominata dalle Nazioni Unite “Capitale ecologica dei PVS” al cui ‘Ecopiano’ ha collaborato con il Sindaco Jaime Lerner e con Jonas Rabinovitch. Dal 1994 al 2002 è selezionato come Membro Effettivo del Comitato Scientifico dell'Agenzia Europea dell'Ambiente; al termine dei due quadriennii statutariamente consentiti come massima permanenza nel ruolo effettivo è poi nominato, unico Italiano, Membro Onorario del citato Organo. Dal 2006 è Membro del Senato Accademico della ‘Casa della Carità’ di Milano, istituita da S.E. il Card. Carlo M. Martini e diretta da Don Virginio Colmegna. Chiamato dal Presidente On. Franco Boiardi, è membro del Comitato Scientifico dell’Istituto Cervi. Dal 2016 è chiamato dal Padre Custode Frà Mauro Gambetti a coordinare gli aspetti scientifici del Progetto di Sostenibilità Ambientale ed Energetica del Sacro Convento di Assisi noto come ‘FràSoleAssisi’, in coerenza con il dettato della Enciclica ‘Laudato sì’ e in vista dell’evento ‘L’Economia di Francesco’ indetto da Papa Francesco ad Assisi per fine Marzo 2020. Fa parte da fine ’70 del gruppo fondatore di Legambiente (1978), del cui Direttivo è stato membro per oltre due decenni, e dal 2005 al 2007 è stato Presidente di Greenpeace Italia, di cui è Socio; dal 2009 è membro del Direttivo di GreenCross Italia (Fondazione Gorbatchev). E’ stato socio fondatore, con Aldo Bonomi ed Alberto Magnaghi, di AASTER-Ass.ne Agenti per lo Sviluppo del Territorio (Tutor il Pres. CNEN Giuseppe de Rita) E’ Presidente, con il Prof. Luciano Valle e l’On. Gianni Mattioli, dell’Ist. ‘Gregory Bateson’ . E’ Presidente dell’Associazione per la Cultura d’Impresa ‘Adriano Olivetti’. Con il Prof. Leonardo Becchetti e l’Ing. G.B. Costa è tra i fondatori di NEXT-Nuova Economia per Tutti. Ha scritto “La Risorsa Rifiuti” (ETAS Libri, 1978), “Oltre l’ecologia” (ETAS Libri, 1980), “Ambiente made in Italy” (Aliberti Ed., 2004); ha curato “Bioplastiche: un caso di studio di bioeconomia in Italia” (Ed. Ambiente, 2013) ed ha pubblicato oltre 70 articoli tecnico-scientifici in letteratura internazionale ed italiana. Sue le prefazioni di ‘Custodire futuro’, di Simone Morandini (Ed. Albeggi, 2015) e di ‘Il grande banchetto, del Centro Studi Valori, Ed. Finanza Etica, 2019) Ha fatto parte dei Comitati Editoriali di “Sapere” (Dir. Prof. Giulio Maccacaro), “SE/Scienza Esperienza” (Dir. Dr. Giovanni Cesareo), “Inchiesta” (Dir. Prof. Vittorio Capecchi), “La Nuova Ecologia” (Dir. On. Dr. Paolo Gentiloni), “La Questione Agraria” (Dir. Prof. Guido Fabiani), “Acqua/Aria/Inquinamento”, “The Warmer Bulletin” (organo della Baroness Rotschild Charity, Dir. Dr. Kit Strange).

A proposito di solitudine, spesso mi torna alla mente la storia, che proverò a raccontare, di un amico che dalla giovinezza si interroga sul “cosa s’ha da fare perché le persone possano contare di più, in questa società, nel disegnare la propria esistenza?”, sul Don Milani di “dare la parola a chi non ce l’ha’, sulla ‘Parabola dei Talenti, sul ‘Fatti non foste a viver come bruti…’. Aveva in mente, al riguardo, l’esperienza dei genitori, montanari dell’Appennino matildico.   Sodale di Camillo Prampolini Giovanni, nonno materno, piccolo agricoltore mai iscritto al PNF, che vedeva perciò impedito alle figlie anche il reclutamento come mondine. A Giovanni, nel ’45, i partigiani consegnarono il latifondista che lo aveva fatto bastonare, minandone la salute, dagli anni ’20 fino all’ultimo, mandando le squadracce, previamente ubriacatesi nel suo palazzotto, ad assediarne la casa di pietra: forte, nella madre e in sorelle e fratelli, il ricordo della nonna che impediva a Giovanni, gran cacciatore, di reagire. Memore della componente evangelica dell’insegnamento prampoliniano, il nonno chiese che il suo persecutore venisse liberato, perché nulla ‘avrebbe risarcito le sofferenze d’un ventennio’. Di famiglia più benestante, con studi al Seminario presso l’Abbazia di Marola, il nonno paterno. Una sorella di dieci anni più grande che suo padre vide nascere, per riabbracciarla dopo cinque anni al rientro dalla prigionia in Unione Sovietica con i suoi compagni dell’ARMIR, dato per disperso sul Dniepr finchè i comandi sovietici non lo fecero incontrare con Di Vittorio e Santi della CGIL. Lo studio come emancipazione gli prospettavano i genitori, citando Togliatti che, nel ’48, in un comizio, ripetè più volte la perorazione “studiate, studiate!”: vedendo i genitori alzarsi all’alba per lavorare fino a sera inoltrata, corrispose con il massimo dell’impegno e del risultato. Grande l’amore per la storia, dalla decadenza dell’impero romano alla lotta contro la simonia da parte di Ildebrando di Soana, il Gregorio VII° di Canossa, fino al Bloch della ‘Società Feudale’. Nel mondo di Giovanni XXIII e del Concilio, di Kennedy e Kruscev, con speranze di pace forti in lui ragazzino, incontrò Don Giuseppe Dossetti alle “Liturgie della Parola” a Monteveglio. Un “imprinting” forte: nei colloqui con lui, suo Direttore Spirituale, emergeva l’“essere monaco” come obiettivo, bandiera/spartiacque, persino attraverso una fase di militanza comunista. Frequentò, quasi unico figlio di operai, il Liceo Classico: buoni maestri non propensi ad abdicare al proprio ruolo, da Lazzaro Padoa, insigne grecista, musicista, esponente della Comunità Ebraica, a Ermanno Dossetti (docente e Preside di grande preparazione e sensibilità al dialogo, poi parlamentare), da Giancarla Codrignani (del gruppo bolognese del dissenso cattolico e della lotta per il disarmo che ruotava attorno al Prof. Favilli, anche lei poi, parlamentare) a Eros Mattioli allievo dell’economista Pesenti, da Mons. Prospero Simonelli direttore spirituale, negli anni giovanili a Roma, di Aldo Moro, a Oddone Romagnoli amico del pittore Morandi, che  descriveva i palazzi cretesi di Cnosso e Festo avendo a mente gli spazi aperti della Bauhaus. Arrivò il ’68 e per lui fu sentire a portata di mano la possibilità di un mondo migliore, più giusto. Un clima febbrile, letture spasmodiche, individuali e di gruppo, la prima timida assemblea, l’incrocio delle culture: per lui, di famiglia operaia e, almeno due mesi ogni estate, operaio a sua volta in macelli, mercati e cantine per pagarsi gli studi, era naturale dialogare con la classe sociale di appartenenza, ma non era così semplice per quegli operai più anziani che ricordavano di avere visto studenti in piazza solo in occasione di manifestazioni per Trento e Trieste. Abitava con la famiglia un bilocale in un quartiere INA-Casa progettato dall’Arch. Albini: in quegli anni, la casa era piena “di gioventù che non parlava solo di sport” come ricordava sempre la madre. Spesso i suoi gli dicevano che i poveri “senza organizzazione non vanno da nessuna parte”. Partecipò alle iniziative di Corrado Corghi sul nascente movimento dei ‘Cristiani per il socialismo’ e poi, prima che esplodesse la strategia della tensione e si entrasse nel tunnel degli anni di piombo, dopo una notte di discussione con Alberto Franceschini che usciva dal PCI (si seppe poi che si accingeva ad unirsi a Renato Curcio), decise di aderire al Partito di Luigi Longo, che apriva al dialogo con il movimento degli studenti: prese così corpo la previsione di Don Dossetti. Un ricordo angoscioso di persone che improvvisamente sparivano, reclutate alla clandestinità verso approdi di massimalismo e violenza contro i quali la battaglia si faceva ogni giorno più forte. All’interno del PCI, la militanza era difficile per gli “esterni” come lui, verso cui gli ambienti giovanili “interni” ponevano in essere ogni strategia di interdizione: unico spazio concesso dalla burocrazia di Partito era il lavoro culturale o nei quartieri, lontani dal Palazzo: si impegnò con convinzione nel fare crescere esperienze di decentramento e partecipazione, tra quartieri e scuole. Gli era evidente la contraddizione tra la consapevolezza che, per incidere sulle scelte e non essere escluso dalla circolazione della risorsa informazione, bisognava salire gradini della scala del potere, ascesa che però richiedeva, a tutela dell’establishment preesistente, l’esprimere esplicito consenso alle regole d’accesso a quel potere di cui voleva sempre più cambiare logiche e finalità. Raccontava come gestisse la contraddizione applicando una analisi costi/benefici in termini di provata utilità sociale dell’agire individuale nelle situazioni concrete che si trovava a fronteggiare, avendo sperimentato che l’alternativa sarebbe stata solo rassegnazione a marginalità e incapacità di alimentare percorsi di pensiero critico ed azione sociale per cambiare l’essenza di un potere di pochi su tanti, finalizzato a massimizzare profitti e ricchezze di quei pochi a scapito dei tanti. Rifiutò di divenire professionista della politica e scelse di studiare Chimica, convinto del peso centrale dei saperi tecnico-scientifici nei processi decisionali futuri dei sistemi di potere. Racconta di quando in laboratorio chiedeva degli effetti sanitari di sostanze con cui lì si lavorava, come il nitrobenzene (prime notizie emergevano sulla sua carcinogenicità), sentendosi rispondere “l’abbiamo fatto anche noi”, mentre vedeva ammalarsi docenti di valore impegnati dalla chimica organica alla radiochimica fino alla spettroscopia a microonde, a conferma di quanto apprendeva da Medici del Lavoro e Consigli di Fabbrica e leggendo di ‘controllo sociale della tecnologia’. Cominciò a occuparsi di cicli industriali della chimica, confrontandosi con il Massimo Cacciari di “Contropiano”, seduti alle Zattere, avendo di fronte l’impianto TDI (fosgene) di Marghera.    Consapevole del ruolo crescente che, nella gestione dei processi produttivi, avrebbero detenuto i quadri tecnici, curò una ricerca su tali figure nel comparto privato e in quello pubblico, mettendo in risalto il disagio di quel ceto rispetto alla carenza di interlocuzione politica e sindacale (ben prima della torinese “marcia dei 40.000”): i risultati del lavoro furono apprezzati da Giovanni Berlinguer. Nella primavera ’72 accettò di collaborare alla campagna elettorale del PCI in Calabria, nella Locride, per arginare i “Boia chi molla”: rimase stordito all’impatto sia con la nozione di “rispetto” ed il familismo amorale, premesse di quella omertà che tante volte, successivamente, si trovò a combattere in altre aree del Mezzogiorno, sia con la percezione di una terra forte e disgraziata, profumata di bergamotto, ricca di storia e lordata da secoli di ingiustizie. Lo ospitava, a Roccella, l’anziano Avvocato don Peppino Bova che una sera volle metterlo a parte della corrispondenza massonica tra Garibaldi e il nonno, Maestri di XXXIII Loggia; “reliquie” laiche sottratte al sacco fascista del Palazzo Bova di città a Reggio Calabria. Verso il termine degli studi pose la prima attenzione ai temi dell’ambiente, organizzando cicli di conferenze cui parteciparono Laura Conti, Giorgio Nebbia, G.B.Zorzoli, Marcello Cini, Umberto Colombo, Giuseppe Campos Venuti, Antonio Cederna: divenne una consuetudine correre a Milano, alle iniziative del Club Turati e della Casa della Cultura e poi del “Sapere” di Giulio Maccacaro, luogo del rigore critico verso la ‘neutralità della scienza’, della cui redazione entrò a far parte. Scomparso Maccacaro, dopo la “scissione” dei nuclearisti, aderì a “SE – Scienza/Esperienza”, avventura culturale affascinante in un’Italia che si apriva sempre più ai riti della “Milano da bere”, la Milano in cui aveva vissuto dal disastro di Seveso alla sconfitta della ‘emergenza rifiuti’. Cominciava a preoccuparlo l’impossibilità di trasmettere, di generazione in generazione, la percezione degli errori commessi, affinché se ne potessero commettere di nuovi: aveva sempre in mente, al riguardo, l’“Odile” di Queneau e le avanguardie parigine del primo Novecento lì descritte.  Dopo il dibattito sulle ‘Due culture’ e sullo iato tendenziale tra  specialismo e generalismo, considera una fortuna avere vissuto l’emergere della ‘cultura della complessità’ (certo non di quella del ‘pensiero debole’ all’italiota) frequentandone maestri e sperimentando ‘in vivo’ la analisi sistemica di fenomeni e processi inerenti le realtà territoriali per cui progettava nuovi modelli di sviluppo, accettando la sfida del ‘governare sistemi complessi in regime di incertezza’. Considera altrettanto importante per la sua elaborazione avere mantenuto relazioni con persone ed Istituti a scala internazionale, con i quali riflettere sui sentieri dell’innovazione e del cambiamento. 

Ho a lungo perso di vista questo amico divenuto, come lui dice, apolide. Convinto che le cose potessero cambiare solo decidendo di mettere le mani ‘in facienda’ (tenendole pulite), ha trascorso una vita tra esperienze da ricercatore, ‘civil servant’ in Istituzioni e manager di Agenzie ed imprese pubbliche in campo ambientale ed energetico, sempre rigettando l’assunto di un ‘pubblico per definizione inefficiente’ (e di un privato per definizione efficiente), ambientalista. In molti dei luoghi dove ha lavorato e vissuto rimane traccia di battaglie di cambiamento, a volte vinte, contro un potere politico ed economico sempre più contaminato dagli effetti di una globalizzazione deregolata e, in Italia, dall’intrusione di una finanza criminale sempre più ricca,  stante l’enorme liquidità derivante da traffico di droghe, armi, rifiuti, persone, attività il contrasto alle quali è assente dalle priorità di governo e pare ‘delegato’ ad un manipolo di eroi lasciati soli. Durante quelle battaglie ha subito aggressioni fisiche importanti ed anche ripetuti tentativi di delegittimazione giudiziaria del suo operato: ha ‘visto da vicino’ molto del Sistema Paese, ‘above’ e ‘below the line’ e continua a ripetere, anche a me, che rifarebbe tutto quello che ha fatto, a partire dall’innamorarsi degli ‘stati nascenti’ nella società, nonostante le non poche delusioni. Il rammarico che emerge in lui, quarant’anni dopo, è che alla sua generazione non sia riuscito di consolidare esperienze di applicazione concreta delle proposte ambientaliste di cambiamento. Gli interessi dominanti, nella sua esperienza, hanno contrato, dove possibile anticipatamente, ogni progetto che oggi definiremmo di Transizione Ecologica, ponendo in campo ogni risorsa per distruggere il nuovo che tentasse di uscire dallo “sperimentale” ed entrare in funzione a regime, anche per poter affermare che gli ambientalisti saprebbero solo dire “no” e diffondere ‘Nimby’. Convinto che dagli anni ’70 ad oggi si sia comunque seminato molto, crede che l’inverno che sente dentro non significhi inazione o rassegnazione, ma indice di un seme che germoglia sotto la neve, e ama ricordare come nei suoi cammini verso Cluny non abbia mai mancato la sosta al borgo fortificato di Brancion, i cui signori avevano per motto “Au premier de la mêlée”. Mantiene assoluta adesione all’idea di vita/viaggio come normata da Francis Bacon, per conoscere uomini, luoghi, storie, culture e quindi, per un progetto di Italia sostenibile, crede nel valore centrale della sua straordinaria ricchezza di biodiversità culturale, sociale, economica, naturale. Confortato da importanti studi internazionali, mi ripete che si dovrebbe valorizzare la propensione artigianale dell’italiano a voler vedere unitariamente, non parcellizzato in frammenti tayloristi, il prodotto del suo ingegno, applicandola al nuovo artigianato delle biotecnologie, delle tecnologie dell’informazione, del recupero con innovazione dei “saper fare” tradizionali. Non ha mai condiviso la traslazione dell’ambientalismo al mercato politico e constata preoccupato difficoltà dell’associazionismo di tenuta sul territorio, oltre all’essersi “istituzionalizzato” al centro. 

Cresce in lui la convinzione che ci sia bisogno di una nuova stagione dell’ambientalismo scientifico improntata ad una radicalità forte e ad altrettanto forti competenza e progettualità, perché la sfida oggi diviene “come governare sistemi complessi e ad elevato rischio di crisi ambientale in regime di scarsità di tempo”, visto il carattere di irreversibilità assunto da fenomeni globali cruciali. Mi dice che riterrebbe utile traslare, a chi voglia impegnarsi oggi nella valorizzazione dell’ambiente come casa di tutti e della sua qualità come fattore competitivo, idee ed esperienze sin qui maturate. Mi sono deciso a chiedergli di sintetizzare quel che ritiene di avere imparato in decenni d’impegno, ottenendone una sorta di decalogo del Pensare&Agire critico per il Cambiamento/Transizione:

  1. Studiare,molto, premessa del ‘conoscere per deliberare’ e del ‘fare analisi concreta di situazioni concrete’, affermando il diritto/dovere a non replicare sempre sbagli già commessi da chi è venuto prima di noi.
  2. Coltivare alterità, in sé e negli altri, rispetto a logiche e modelli imposti dal potere, esercitandosi al pensare critico, a partire dal ‘Dubito, ergo sum’.
  3. Rifuggire l’idolatria di ‘Mammona’ e il materialismo consumistico, rifiutando il successo economico come unico indicatore del valore della persona e la obbedienza alla ideologia della massimizzazione del profitto per pochissimi a danno di moltissimi.
  4. Impegnarsi concretamente nel sociale e nell’impresa per il cambiamento verso un altro mondo possibile, più giusto e più bello: ”intendenza politica”, istituzioni e norme seguiranno.
  5. Coltivare partecipazione informata e responsabile di persone e comunità per fare prevalere interesse generale e valore dei beni comuni rispetto ad ‘animal spirits’, deregolazione, disuguaglianze.
  6. La battaglia di cambiamento e riforma ‘non è un pranzo di gala’, perché il potere userà ogni mezzo per conservarsi, iniettando disvalori culturali e veleni comportamentali con tecnologie create per isolare, assoggettare e rendere innocuo l’individuo/consumatore: senza scrupoli, userà ogni mezzo, anche militare, per garantirsi il controllo geostrategico di risorse, territori, lavoro schiavizzato.
  7. L’agire per il cambiamento implica abilità di gestione da ‘guerra di guerriglia’, con incursioni e arretramenti continui che tengano occupati gli Stranamore del potere mentre si lavora a creare e consolidare comunità (persone ed imprese) ispirate a ideali di solidarietà e giustizia: occorre lavorare per alleanze estese, dialogando con tutti per restringere perimetro e sistemi del potere, isolandolo sempre più.
  8. Generare in persone, comunità e imprese desiderio di partecipazione a disegnare i propri destini, chiamando all’azione proattiva in tal senso i linguaggi dell’arte e promuovendo ogni forma di controllo sociale delle tecnologie, figlie di invenzione ed innovazione oggi purtroppo condizionate dal potere finanziario e militare, non dalla ricerca del bene comune: le tecnologie non vanno né demonizzate, né divinizzate come vorrebbe il potere che ne propaganda un ruolo ‘prometeico’ di soluzione di ogni problema, perchè sono strumenti da governare in modo critico. 
  9. Pensare&Agire critico esigono capacità di creare e formare continuamente ‘squadre’ allenate in campo ad analizzare in logica sistemica le situazioni, pianificare e realizzare programmi di cambiamento, generando cultura critica per progettare e gestire le nuove ‘macchine di governo’ necessarie a mercato ed amministrazione: fondamentale, in queste ‘squadre’, il ruolo delle donne.
  10. Per evitare che, come quasi sempre dopo le rivoluzioni in un passato anche recente, la vittoria del cambiamento veda uno Stalin che uccide un Trotsky e rigenera il vecchio schema del potere, urge sperimentare nuove pratiche di democrazia, tema oggi terribilmente attuale: la dimensione locale delle comunità, dalle metropolitane alle rurali, è un valore e la leadership del cambiamento deve di essa nutrirsi per un proprio costante rinnovamento a beneficio della Casa Comune e dell’Umanità.

Una volta ottenuto da lui questo ‘precipitato esperienziale’ sul Pensare&Agire critico, mi ha confessato che negli ultimi anni, leggendo con amici e persone con cui è entrato in relazione spesso online la evoluzione degli eventi e la successione di crisi sistemiche interconnesse che concludono l’Antropocene, ha provato la dolorosa sensazione di una sorta di ‘sindrome di Cassandra’. Alcuni degli amici più vicini gli hanno detto di aver capito, a posteriori, quante volte debba avere provato solitudine: ha risposto loro di avere trovato lenimento nel poter seguire Papa Francesco.

1 commento

  1. Grande Walter…..e’ sempre un piacere leggere qualcosa di tuo , anche perche’ in questa tua ricostruzione c’e’ una piccola parte che mi avvicina a te: nonno Giovanni nella casa di sasso. A presto ……. Un abbraccio

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