Se adesso potessi partire
probabilmente non tornerei più.
Il solo profumo di libertà
e il pensiero di essere fuggita
mi renderebbe così felice
da saper per certo che non ci sarebbe
alcuna via di ritorno.
Se adesso potessi partire
non saluterei nessuno,
non mi guarderei dietro le spalle,
non mi chiederei nemmeno se qualcuno
potrebbe esser triste
o sentirsi preoccupato
per un mio saluto mancato.
Perché se adesso potessi partire
non sarebbe un viaggio
ma un fuggire da ciò che ho dentro,
zittire la voce che mi prende ogni giorno la mano
e mi accompagna sul fondo,
capire che le unghie nella carne
non sono abbastanza
in confronto al disordine dei miei pensieri.
Mollerei qualsiasi cosa
per un attimo di tranquillità,
per una risata sincera,
un corpo non teso,
una testa spenta
e un’atmosfera non agitata.
Donerei anima e corpo
per sentire il mio cuore meno morto
per non far caso al prezzo dei miei passi
per non incastrarmi in ogni pasticcio.
Mi impiccio sempre
in qualche capriccio altrui
che mi riempie la strada di ostacoli
e non mi permette di accarezzarmi
fare la pace
con me stessa.
Eppure apro gli occhi lo stesso
rassegnandomi alla mia realtà
cercando di renderla più calda,
più accessibile
e meno soffocante
ma le mie guardie del corpo
amano farmi soffrire
fino in fondo.
Dunque corro via
cerco di non pensare
di fare, di fare, sempre di fare
non stare ad ascoltare nemmeno le mie gambe
quando incominciano a fare male
io continuo a fare
fino a scoppiare
e non ascoltare nemmeno i fiumi
che mi percorrono
o che mi soccorrono
che corrono come correvo io
quando scappavo da qualcosa
da cui non potevo fuggire,
perché in qualsiasi posto andavo
quando mi guardavo allo specchio
ecco che ritrovavo
quello che prima tanto ripugnavo
fino a decidere
che era meglio andare lontano.