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Devo mettere in carica il mio cuore, perché?
Perché credo nell’amore
e su questo non ci piove
ma i miei amici hanno giocato a calcio
ed io ero assieme a loro
anche se odio lo sport
ma poi ho pensato:

“Che me ne faccio di un cuore
in mezzo a tutto questo dolore,
in mezzo a questa finzione,
tra giochi senza soluzione,
controller dispersi non si sa dove?”

Allora mi son sacrificata,
ero un po’ agitata
siccome mi si è anche fratturata una costola
e sputavo sangue
ma ero anche tranquilla,
col controller in mano
avevo il mondo sotto controllo,
capivo e sapevo quando urlare
e quando tutto potesse bastare.

È uno schermo bianco in cui si vince 
se si fa del male
e si muore 
se si accarezza qualcuno,
se si aiuta una persona
sei un’idiota
se piangi
sei debole
se ti trucchi 
sei finto
e se non ti trucchi 
sei sciatto.

È difficilissimo vincere
le domande con risposta multipla
sono impossibili,
incredibili i ricchi
che hanno doppi accessi
noi solo decessi
siccome ci si uccide
per un pezzo di pane
e un bicchier d’acqua.

Non so mai chi seguire,
oggigiorno
col controller
le influencer
sono le più influenti
e tu, 
se provi a scrivere ciò che pensi
ti arriva un pugno dritto nei denti;
devi stare attento,
vivere in silenzio
ma farti sentire se hai talento
ma non arrabbiarti
se vieni schiacciato,
non rabbuiarti
se non vieni premiato
non pensare di non valere
diciamo che il mondo
non è un alleato di tutti,
stai seduto in stanza e gioca,
studia le tattiche vincenti
manipola i perdenti
e calpesta le formiche.

Io perdo spesso
perché la mia testa si distacca
da questo universo,
mi sembra di vivere in bilico
e cliccare sempre un tasto “Proibito”
mi dicono che sono diversa,
che devo stare attenta alla testa
poiché c’è sempre qualcuno che invia
maledizioni
per guadagnare punti,
forse in amore
oppure in passione
o in lavoro
o in salute,
non lo so nemmeno 
e meglio non chiederselo.

Io invece mi ustiono
siccome tengo il tasto “X” sempre schiacciato
sono i freni,
per chi non avesse mai giocato
ma che dico,
lo sanno tutti
ed è proprio questo il mio problema;
non do nulla per scontato
ho una bilancia nel cuore
e misuro l’affetto,
osservo le situazioni
non riesco ad essere più superficiale
e questo mi fa sempre arrivare ottava nel giocare.

Io non ce la posso fare,
continuo a camminare 
in direzioni diverse
ma tutto sembra così piatto,
mi parlano ed io non capisco
mi strappo i capelli biondi
e non interagisco
“Lei è timida, sette punti in meno”
tre me ne lasciano
perché almeno
pensano che a letto sono esperta.

Nei quiz non sono brava
e una volta in settimana,
al martedì,
ci dobbiamo trovare tutti connessi;
a tirarci coltelli,
spararci negli occhi,
far chiudere i conti
o condannare la gente
a vivere sotto i ponti.

Non voglio partecipare,
desidero salvare
almeno un animale
ma dai, 
ci dev’esser qualcosa che si può fare
per eliminare
i controller
ma poi mi puntano un laser rosso addosso
all’altezza del collo
e dunque bum 
è finito il gioco.

Mi sveglio,
mi devo ricaricare,
oh cavolo
per l’intera notte
ho lasciato il cervello acceso
non ho spento i pensieri
eppure di ieri
mi ricordo ben poco.
Mi alzo e riprendo il mio bel gioco
una vita in salita
della quale si capisce ben poco.

Vado a scuola
ma mi sento sola,
non comprendo l’ora,
perché passa così lentamente quando ci si annoia
e perché passa così velocemente quando ci si innamora?

Dunque il mio cuore ora funziona
o è ancora scosso
per la partita di calcio?
“Benvenuto -Nickname-“,
non voglio ripartire da zero
è la cosa più difficile
tutti ti etichettano
e ti ricordano ciò che vuoi dimenticare
fino a farti girare la testa,
fino a farti odiare
tutto quello che di bello, potresti fare.

Si devono sempre tutti soffermare
sulla casa che devi pagare,
gli studi che dovresti continuare,
i vestiti che potresti comprare,
le mode da seguire,
gli intimi da avere
e se hai un portiere.

A nessuno importa come stai
ma sento che le domande e le frasi son sempre le stesse;
“figli ne hai?”
“Con la moglie come va?”
“A letto ti ci porta?”
Oppure,
“Vuole per caso dei figli signora?
“Attenta ad andare da sola”,
“Quella gonna è troppo corta”,
“Sei emotiva”,
“Lo sai com’era la vita una volta?”

Diciamo che non ho mai comprato l’altra schedina,
mi son soffermata su questo pezzo di vita
poi magari un giorno
se mi annoio
ci posso pure pensare
ma a parte questo,
io continuo a scherzare
faccio finta d’esser 
“La bionda che non sa nemmeno giocare”,
ma mi spaventano quei livelli
con anche le frasi preimpostate
da superare,
tutte quelle persone
con le quali devi per forza parlare
e tanti soldi devi avere
o almeno,
provare a guadagnare
in qualche modo.

Non puoi scappare,
non c’è una schedina, un link
che ti porta in un mondo migliore
dove poter abitare
devi solo sperare di schiacciare il pulsante giusto
o pagare il gestore
che in quel caso,
la fortuna
te la consegna subito.

Le classifiche mi fanno ribrezzo
si litiga per stare sul trono
altrimenti ci si butta
e si prova a rimanere almeno un po’ in volo
prima di precipitare nelle rovine,
che se non paghi un debito
ti devi scusare
e per scusarti
non basta un sorriso, non basta una lettera
ma devi pagare, ancora.

È un mondo piatto
ho un controller nero in mano
e provo a saltare,
a raccontare a quel ragazzo del perché lo amo
ma poi va a scatti
ci si distrae solo per degli altri schermi bianchi
che però non riflettono la luce
bensì ingoiano la felicità ancora non estinta.

Sono a terra,
mio nonno mi tira una sberla,
i miei amici mi mangiano il cuore;
nemmeno il dolore
fa sopravvivere in questo gioco,
nemmeno il sudore
dopo una notte d’amore,
nemmeno il profumo di una torta appena sfornata.
Siamo programmati per ricordarci la stanchezza sul lavoro,
l’ingiustizia al secondo piano,
la vendetta con la quale possiamo guadagnare
altri venti punti.

Competere, vincere, disprezzare;
aiutare una persona a cadere
vederla frantumarsi
sapendo che il tuo conto aumenta
e la possibilità di vittoria
è più vicina.

Ci si dimentica che alla fine tutti moriranno
che si vive in questi schemi
col pensiero di tempo illimitato,
io non so completare i puzzle scorrevoli
e mettere in ordine quel che devo fare
se voglio continuare a giocare.

Ieri cercavo il libretto delle istruzioni
siccome mi hanno rubato i ricordi;
non so più chi sono,
come mi chiamo,
cosa amo fare e dove preferisco andare,
il mio cibo preferito,
se ho un idolo,
non so chi fosse quel ragazzo sul terrazzo a cui piaccio.
So solo postare,
modificare la mia immagine
camminare in silenzio con una bella postura
per far colpo sul capo
che forse un punto
me lo lascia in regalo.

Non so più chi sono
vivo in un corpo che continua a cambiare
e che tutti tentano di modificare
“Troppo profonda”,
mi sento dire,
è un mondo piatto,
ho perso il controller
non posso più proseguire;
aiuto!

Nessuno mi vuole sentire
ecco il mio cortocircuito,
lo inizio a sentire,
capisco che mi stanno calpestando,
mi stanno odiando
e continuano a dire
che io non ero fatta per questo gioco
e che di nuovo
nel gestore
c’è solo l’opzione “Sorriso”.

“Ridicolo”,
dico
e poi spengo gli occhi,
sapendo d’aver perso ogni caricabatterie
vale a dire le vite mie.

-Game Over-

Biancaneve

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