Il silenzio nelle liti

Autore

Sofia Pederzolli
Sofia studia e lavora nell'ambito del marketing e della comunicazione, prima turistica e poi di prodotto, poi di nuovo turistica Ama il networking e stare con le persone per creare occasioni "di comunità" e di crescita continua. Svolge attività di volontariato nel settore della cooperazione e della promozione turistica e territoriale grazie alla carica di Vicepresidente dei Giovani Cooperatori Trentini e di consigliera nel direttivo della Pro Loco di Nave San Rocco. Vicina al mondo del non profit, è anche componente del gruppo che è stata rappresentante dei giovani della Conferenza dei Giovani sul Clima del Trentino Alto Adige a Milano, in occasione della PreCop di ottobre 2021.

Non amo particolarmente stare in silenzio. A volte, quando mi rendo conto di ascoltare il silenzio, spontaneamente dico qualcosa, e chissà se sia per rompere quel “suono” fastidioso o se per parlare ad alta voce con me stessa o se solamente per eliminare quella mancanza di rumore che mi sta stretta. 

Ancora di più faccio fatica ad accettare il silenzio quando questo bussa alla mia porta dopo una discussione, un’incomprensione o una lite. Per affrontare un momento così delicato bisogna innanzitutto avere la volontà di aprire un dialogo e mettersi in ascolto dell’altro e, in alcuni casi, se necessario, perdonare. 

È questo che si dovrebbe fare per raggiungere il benessere delle e nelle relazioni. L’altro giorno, per esempio, ho dovuto fare i conti con me stessa e ho volutamente fatto un passo indietro, accettando quel fastidioso silenzio tra me e mio marito. Perché, mentre io quando litigo o c’è un’incomprensione ne parlerei subito, lui ha bisogno di tempo per metabolizzare e misurare ciò che vuole dire per dirlo responsabilmente, e ne ha tutto il diritto.

Per questo non sempre è proprio semplice, ma è possibile se mettiamo in atto una serie di strategie che possono aiutarci. Ecco qualche consiglio che forse ci potrebbe essere utile.

È importantissimo favorire il confronto, ma aspettando che sia il momento di confrontarsi per entrambi. Possiamo imparare ad accogliere l’altro con empatia e chiederci senza trarre subito conclusioni affrettate quali sono le ragioni del comportamento o delle parole dell’altro/a.

Non dimentichiamoci di considerare tutte le emozioni in gioco: spesso non è facile esprimersi e un’emozione si può presto trasformare in un’altra. 

Infine riconoscere il tipo di rapporto tra i soggetti e sapersi gestire quando succede una cosa che si ha già vissuto può anche aiutare a capire e rispettare i tempi nostri e altrui.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Ultimi articoli

Schiavitù

«C’era una trappola nell’universalismo. Esso non si è fatto strada come un’ideologia libera, ma è stato propagato da coloro che detenevano il...

Schiavismo sui Generis

Devo dirti che da te non me l’aspettavo. E dire che ho cercato in ogni modo di tutelare la mia libertà. Mi...

Liberi di essere liberi

Il 2 dicembre ricorre la giornata mondiale per l’abolizione della schiavitù. Quel giorno, nel 1949, l’ONU approvava una Convenzione per la repressione...

Catene invisibili correlazioni tra dipendenza affettiva, manipolazione e schiavitù

Manipolazione, dipendenza affettiva, violenze domestiche, addirittura sindrome di Stoccolma. Queste realtà, solo all'apparenza distanti tra loro, hanno in comune un tipo di...

Resistenza e Resa dei popoli indigeni della Foresta amazzonica

Mentre scrivo questa nota apprendo della morte dello scrittore e filosofo Enrique Dussel che con il suo saggio “Filosofia  della Liberazione” assieme...