Ora che le feste sono ormai, ahimè, giunte al termine, è forse venuto il momento di riflettere e chiederci: “E ora? Cosa ci resta di queste festività natalizie?”
Sembra una domanda banale o magari inutile, ma forse vale la pena sforzarsi di rifletterci almeno un attimo, quantomeno come spunto per prepararci al meglio alle prossime festività (sì, lo so, sono lontane, ma giusto per non mettervi ansia, mancano 11 mesi a Natale!).
E allora per ragionare su ciò che rimane forse si dovrebbe partire da ciò che è stato, da quello che abbiamo vissuto, da soli, in compagnia delle nostre famiglie o dei nostri amici. Cosa rimane in noi, dopo questi chilometri di nastri colorati, di dolcetti e di code al supermercato a caccia dell’ultimo regalo?
Forse la gioia di aver vissuto momenti felici con le persone che amiamo, forse la tristezza di non aver potuto godere della compagnia di qualcuno, forse la stanchezza per aver dovuto lavorare in questi giorni… Secondo il mio punto di vista, però, ogni emozione va accolta, positiva o negativa che sia, questa ci permette quantomeno di capire che abbiamo vissuto il Natale e queste feste. In questo mondo sempre più vorticoso e frenetico abbiamo spesso la sensazione di lasciarci sfuggire sotto le mani qualsiasi cosa. Tutto così vicino e accessibile e al contempo tutto così poco afferrabile. E allora perchè non fermarci un attimo a guardare, come in un film, queste nostre feste con questa prospettiva: cosa abbiamo fatto? Chi ha condiviso con noi il suo tempo? Quali emozioni abbiamo provato? Cosa sentiamo adesso nel ripensarci?
Che domande complicate, forse sì, è vero, magari anche inutili! Ma perché rincorriamo continuamente la felicità se non riusciamo a definirla, a darle una forma, a saperla identificare?
Buone feste.., Tanti auguri…, Felice anno nuovo…
Saperci augurare sinceramente qualcosa di buono, di felice, al di là della frase di circostanza, è qualcosa di così complicato che forse vale la pena ragionarci un po’ su.
Forse anche quest’anno abbiamo perso un’occasione. Abbiamo perso l’occasione di dire quella cosa a quella persona, abbiamo perso l’occasione di dedicare 10 minuti in più a fare quella cosa che ci piace tanto, o a stare con quella persona che ci regala sempre un sorriso. Forse abbiamo perso l’occasione persino di non perdere l’occasione di rinunciare a qualcuno o a qualcosa che non ci fa bene, che ci ha fatto stare male e che adesso ci fa sentire tristi.
Perchè le feste siano davvero buone, perché il nuovo anno possa essere davvero felice, occorre allora prenderci del tempo ed interrogarci su cosa le ha rese buone! Su cosa potrebbe rendere felice questo nuovo anno; e con tutte le energie provare a rendere migliori i momenti di vita che viviamo, concentrandoci su quanto si ha di veramente caro, e non su quello che manca.
Concedetemi allora, da cattolico, una citazione dal Vangelo di Matteo: «Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? […] A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt, 6, 25-34). Troppo facile forse, questa citazione; troppo facile dire: non pensare alle scadenze, alle cose da fare, ai programmi a lungo raggio…Ma quanto si ha oggi lo si può godere forse solo oggi, le preoccupazioni di domani sono preoccupazioni che sicuramente domani ritroveremo, allora se non possiamo agire su di loro, perché preoccuparcene? Cerchiamo continuamente di avere il controllo su tutto, non godendo a pieno il tempo che ci viene dato: quello presente.
Allora indugiamo un attimo, sincronizziamo e sistemiamo i nostri pensieri e le nostre priorità, cercando di non rovinarci la bellezza di ogni singola giornata che ci viene data, pensando a cose che riguardano l’incertezza dei tempi a venire.
E soffermarci ora, passate le feste, a sincronizzarci sulle cose importanti, forse ci sarà davvero di aiuto per domani. Ma ancora di più lo farà per oggi. Perché oggi abbiamo l’opportunità di vivere questa giornata, questi incontri che avremo con le persone che vogliamo e che ci sono accanto. Forse ci aiuterà a scegliere a chi e come dedicare il nostro tempo, le nostre energie, le nostre preoccupazioni.
Non posso allora che concludere questo pensiero con un’altra citazione di un cantautore (e poeta), Fabrizio De Andrè, che ben rappresenta questa visione, questa prospettiva che è così personale, che ci riguarda così individualmente ma che in realtà ci proietta così tanto sull’altro.
«Uomini, poiché all’ultimo minuto
non vi assalga il rimorso ormai tardivo
per non aver pietà giammai avuto
e non diventi rantolo il respiro:
sappiate che la morte vi sorveglia
gioir nei prati o fra i muri di calce,
come crescere il gran guarda il villano
finché non sia maturo per la falce».
D’altra parte, sempre per rimanere in tema, sempre Fabrizio De Andrè ci ha insegnato che dai diamanti non nasce niente, ma dal letame nascono i fiori.
Regaliamo e regaliamoci tempo, regaliamo e regaliamoci noi stessi, perché siamo il bene più grande che abbiamo.