Persa, malmessa
ma soprattutto;
diversa.
Alla ricerca di me stessa
traccio delle parole sulla schiena;
termini e concetti
che io non conosco
e lascio dietro, agli altri
perché son troppo nostalgica
dunque qualche evento
è meglio lasciarlo in un cassetto
difficile da scovare.
Persa, malmessa
e con molti pensieri in testa
brucia la menta che ho in bocca,
i vestiti di una volta,
le tue labbra sul mio collo
e quel ricordo della me ragazza
seduta alla stazione
con una sigaretta in bocca
mentre mi nascondevo dai miei compagni
perché a scuola non volevo andare.
Persa, malmessa
ma sopratutto diversa
perché ho iniziato a camminare
solo da poco
“un passo al giorno”
è il mio motto
ed è microscopico il pensiero
di tornare indietro
su quei banchi
e tra quelle persone.
Mi sono sentita persa, malmessa
e solo ora diversa
solo ora mi sono concessa dei sorrisi
solo ora allo specchio non si appiccicano
delle votazioni
che valutano le mie azioni
e che al tempo erano le mie uniche lezioni
di vita.
Quest’ultima
è casino;
un bicchiere di vino buono
o dal cartone,
è come quelle persone
che si presentano in un modo
e poi sono in un altro,
è come lo yogurt al mattino
da solo abbordabile
ma con dei cereali
indimenticabile.
Ecco come mi sono sentita;
tascabile, dimenticabile
fragile, instabile
mai affabile
ma sempre criticabile,
una giovane triste
chiusa nella stanza
col naso tra i libri
e con un metodo sbagliato.
Mancava il fiato
per cercarsi, per trovarsi
ma soprattutto per amarsi
perché l’unica cosa che avevo imparato
è che non ero mai abbastanza.
Io come aspetto,
io come carattere,
io come intelligenza,
io come preparazione,
come linguaggio,
voce, pensiero.
Non ero abbastanza ricca,
simpatica, bella,
dolce, intuitiva,
veloce.
Ero lenta
una perdita di tempo,
una scrittura complicata,
un pensiero contorto.
Il mondo faceva girare malamente
il bagaglio più bello;
la cultura.
Essa rimaneva scura,
dietro il bancone,
l’istituto spesso ordinava alle persone
di rimanere vuote
o con la stessa preparazione
come stampi di fabbrica.
Era il sistema
ad essere sbagliato
un dubbio mi è iniziato poi a sorgere dentro
quando ho lasciato alle spalle il mio percorso
e ho aperto gli occhi.
Sono persa, malmessa
e diversa
quel vuoto nella testa
l’ho riempito di esperienze,
ho ripreso in mano quaderni disegnati
e li ho colorati di apprendimento,
ho scritto un testo
sottolineandomi che è presto
per sentirsi vinti
e che va bene anche essere spinti
dalle delusioni
per raggiungere vette più alte
che rendono accessibili
quei muri che sembravano invincibili.
Etichettata per anni
spoglia di sogni
lottato con i vari inchiostri
ma alla fine ho capito
che tutti siamo persi, malmessi
e diversi
solo che i prezzi
che ci hanno fatto scontare
hanno messo in pericolo
la nostra capacità di volare.
Cultura trasparente
