Mi sono sentita più “a casa” altrove
che tra queste mura;
che poi qual è il vero luogo
che può essere chiamato “casa”?
Quattro mura, delle porte
le finestre e dei mobili accoglienti
oppure dei cuori, la pelle
gli occhi e le risate dolci?
“Casa”
sono le persone che condividono un po’ del tuo sangue
oppure quelle che ti fanno sentire davvero bene?
Mi sono sentita più “a casa” altrove
che tra queste mura;
ho dato il meglio di me fuori
da quello che doveva essere considerato il mio tetto,
molte volte ho preso dirimpetto le avversità più dure
mentre nella mia cucina rimango ferma
dinanzi un piatto
a piangere
riempiendo una vasca di lacrime perchè
Mi sono sentita più “a casa” altrove
che tra queste mura;
non ho incontrato me stessa passeggiando sulle mie piastrelle
o sul legno,
nel vecchio giardino
o sulla scala di pietra
ma in città lontane,
strade piene d’arte,
piatti sconosciuti
e vestiti originali.
Mi sono sentita più “a casa” altrove
che tra queste mura;
mi sono sentita più tranquilla su altri divani
o su panchine lontane e spesso sporche,
sul cemento
e bastavano solo
le giuste persone.
Il mio corpo spesso si scuote
non mi sento al sicuro
un -aiuto- sommesso
suona nella stanza
e la solita sensazione d’ansia
mi fa compagnia.
Io mi sono sentita più “a casa” altrove
che tra queste mura;
per le persone
anche giuste nel mio contesto
ma spente da altro,
uno sbalzo del mio essere
tra fuori e dentro
una divisione netta
e contenta mi dirigo alla porta
per conoscere quella che sono
e proteggere
quello in cui credo
evitando di rifugiarmi
in questo buco nero.