Nel lessico comune, il concetto di “sicurezza” evoca immagini di protezione, continuità, padronanza. Ma nel campo della psicoanalisi la sicurezza psichica non rappresenta un dato positivo, bensì un’illusione funzionale alla difesa contro il reale. Appare come costruzione fantasmatica che tenta di suturare una mancanza strutturale, cifra costitutiva del soggetto dell’inconscio. L’esperienza della sicurezza, da questo punto di vista, non si radica in un dato reale o in una configurazione stabile dell’Io, bensì emerge come effetto immaginario e simbolico all’interno della dialettica tra soggetto e Altro, in quella che potremmo definire una topologia del desiderio.
Freud, pur non trattando in maniera esplicita un concetto sistematico di “sicurezza psichica”, individua nella costituzione narcisistica dell’Io una matrice di autoreferenzialità che illude il soggetto circa la propria autosufficienza. Tale illusione si incrina fino dai primi confronti traumatici con la realtà esterna e con il ritorno del rimosso, fenomeni che destabilizzano profondamente l’apparato psichico. In Introduzione al narcisismo (1914), Freud mostra come l’Io originario si costituisca a partire da un investimento libidico che ha per oggetto sé stesso, ma che viene perturbato dalla perdita dell’oggetto primario, dalla delusione e, soprattutto, dall’intrusione dell’Altro nella scena psichica. Ne Il disagio nella civiltà (1930), Freud riconosce apertamente che l’essere umano è attraversato da una costante tensione tra la spinta alla conservazione e la pulsione di morte, e che la ricerca di sicurezza non è altro che un tentativo precario e difensivo di contenere l’angoscia generata dall’intrinseca vulnerabilità dell’esistenza umana. Tale angoscia, come emerge già nel Progetto di una psicologia (1895), non è legata a un oggetto definito, ma si presenta in forma automatica, come risposta a una sovraeccitazione che eccede le possibilità di scarica dell’apparato psichico.
Nella teoria kleiniana, la sicurezza psichica si articola invece all’interno della relazione d’oggetto primaria, dove assume la funzione di un contenitore simbolico delle angosce primitive. Melanie Klein individua nella possibilità di introiettare e mantenere un oggetto buono stabile la condizione necessaria per lo sviluppo di un senso interno di sicurezza. Tale processo è costantemente minacciato dalle pulsioni distruttive, che proiettano sull’oggetto immagini persecutorie, generando stati di angoscia frammentativa e vissuti di minaccia persecutoria.
Nel passaggio dalla posizione schizoparanoide a quella depressiva, il soggetto attraversa una riorganizzazione profonda della propria economia psichica, che gli consente, almeno in parte, di integrare aspetti buoni e cattivi dell’oggetto e di elaborare il senso di colpa derivante dal proprio attacco fantasmatico. La sicurezza, in questa prospettiva, non è mai pienamente acquisita, ma rimane un effetto transitorio del lavoro di riparazione simbolica, spesso oscillante tra momenti di ricomposizione e riattivazioni angosciose.
L’elaborazione lacaniana opera un dislocamento radicale del concetto stesso di sicurezza, decostruendone i presupposti immaginari e mostrando come essa costituisca una difesa contro l’irruzione del reale. Fin dallo Stadio dello specchio (1949), Lacan mostra come l’identità dell’Io sia costruita a partire da un’immagine riflessa che conferisce al soggetto una forma, una coerenza fittizia e una sensazione di padronanza, ma che si fonda sull’alienazione originaria nello sguardo dell’Altro. La sicurezza, in tale quadro, è una funzione speculare, il risultato di una manovra immaginaria che maschera la scissione del soggetto ($), la sua divisione tra significante e godimento.
Nel Seminario XI, Lacan afferma con chiarezza che il soggetto è rappresentato da un significante per un altro significante, sottolineando così la mancanza strutturale di un fondamento pieno dell’identità. La sicurezza non può allora che apparire come una costruzione fantasmica che tenta di coprire l’assenza dell’Altro dell’Altro, cioè l’impossibilità di un garante assoluto della verità e del senso. Il fantasma, in questa cornice, rappresenta la risposta soggettiva alla mancanza d’essere (manque-à-être), un dispositivo che permette al soggetto di sostenere la propria esistenza nel linguaggio senza essere annientato dall’angoscia.
La psicoanalisi non promette sicurezza. Lacan è chiaro: “Non c’è Altro dell’Altro che possa garantire la verità” (Sem. XI, p. 149). L’analisi, piuttosto, invita il soggetto a confrontarsi con l’impossibile, a “tenere il posto vuoto della verità” (Sem. XX, Encore). In questa prospettiva, la sicurezza psichica si rivela non solo un’illusione, ma una resistenza: ciò che ostacola il lavoro analitico, il desiderio, il confronto con il reale. L’analisi non cura restituendo sicurezza, ma permettendo al soggetto di ridefinire la propria posizione nella mancanza, di abitarla senza angoscia mortale.
L’intero impianto di questa prospettiva, che va da Freud, fino a Klein e Lacan, si basa sull’implicito della ipotesi riparatoria e della presunzione della pulsione di morte. Siamo di fronte ad alcuni dei capisaldi storici della psicoanalisi che collocano la sicurezza in una prospettiva prevalentemente se non esclusivamente difensiva.
È però necessario riconoscere come una prospettiva differente che va da Winnicott, a Meltzer a Christopher Bollas apre alla possibilità che la sicurezza come la solitudine svolgano una funzione di particolare importanza come contenitori del possibile e genesi dell’espressione delle potenzialità umane.
Saremmo quindi di fronte ad una “solitudine essenziale” e ad una “sicurezza essenziale” i cui vissuti riverberano con tutti i passaggi della vita, per i quali sono necessari, determinando in che misura scegliamo di spingerci nel mondo alla ricerca delle esperienze, della creazione e dell’espressione di noi stessi.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ESSENZIALI
Freud, S. (1914). Introduzione al narcisismo. OSF, vol. VII
Freud, S. (1930). Il disagio nella civiltà. OSF, vol. X
Klein, M. (1957). Invidia e gratitudine. Roma: Astrolabio
Lacan, J. (1966). Écrits. Paris: Seuil
Lacan, J. (1973). Le Séminaire, Livre XI. Les quatre concepts fondamentaux de la psychanalyse. Paris: Seuil
Recalcati, M. (2010). Cosa resta del padre. Milano: Raffaello Cortina
Soler, C. (2012). L’envers de la biopolitique. Une psychanalyse du symptôme contemporain. Paris: Navarin
C. Bollas, Solitudine essenziale. Lezioni su Winnicott, Raffaello Cortina Editore, Milano 2025