La crisi è rinascita

Autore

Emanuela Fellin
Emanuela Fellin, pedagogista clinica, svolge la sua attività professionale, di studio, ricerca e consulenza per lo sviluppo individuale, sia con l’infanzia e l’adolescenza, che con gli adulti. Si occupa di interventi con i gruppi e le organizzazioni per la formazione e lo sviluppo dell’apprendimento e della motivazione. L’impegno di studio e applicazione è rivolto agli interventi nei contesti critici dell’educazione contemporanea, sia istituzionali che scolastici. Le tematiche principali di interesse vertono sui concetti di vivibilità, ambiente, cura e apprendimento. I metodi utilizzati sono quelli propri della ricerca-intervento e della consulenza al ruolo per lo sviluppo individuale e il sostegno alle dinamiche dei gruppi e delle organizzazioni.

Sono tempi duri per il benessere e la serenità. Sempre più il termine crisi ha preso spazio nelle nostre vite e ha assunto un valore fondamentale in molti campi della nostra quotidianità.

Crisi dell’educazione, crisi della famiglia, crisi del ruolo dell’insegnante, crisi genitoriale, crisi nel mondo del lavoro…

Quali sono i processi che stanno alla base della crisi?

Nel linguaggio comune quando usiamo questa parola, intendiamo una situazione di profondo disequilibrio, un momento topico di confusione, una situazione dalla quale fatichiamo a vedere una progettualità, la famosa luce in fondo al tunnel.

Ci viene in aiuto la definizione della parola: leggiamo, in ambito psicologico, che la crisi è un termine che si riferisce a un momento della vita caratterizzato dalla rottura dell’equilibrio precedentemente acquistato e dalla necessità di trasformare gli schemi consueti di comportamento che si rilevano non più adeguati a far fronte alla situazione precedente.

Letta in questo modo ha un valore completamente diverso. La crisi apparentemente paralizza, ci fa rimanere ancorati alla situazione precedente, non ci fa abbandonare la zona di comfort, anche se palesemente disfuzionale. La crisi viene vissuta quindi come una situazione dalla quale non si riesce ad uscire, ma se viene letta in termini di ricerca di un nuovo equilibrio si riesce a percepirla come stimolo in grado di accompagnarci in un percorso di trasformazione.

La fatica è molta, il passaggio richiede una grande capacità di rimettersi in gioco e di lavorare per rivedere le resistenze al cambiamento. In un tempo come questo però è necessario iniziare a riflettere e ad agire in una nuova prospettiva, per metterci nella condizione innovativa di ricercare un nuovo equilibrio, qualsiasi sia la nostra posizione.

In fin dei conti, ogni crisi è una rinascita.

Articolo precedenteFrancesco Novara
Articolo successivoL’orizzonte invalicabile della crisi

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Ultimi articoli

Antonino Pennisi, L’ottava solitudine. Il cervello e il lato oscuro del linguaggio, Il Mulino, Bologna 2024

Ugo Morelli: Se c’è un’esperienza che ognuno pensa di poter definire abbastanza facilmente, quella è la solitudine. Ma è poi così vero...

Il blocco dello scrittore, ma non solo…

Ore 5.00 la sveglia suona come tutte le mattine dal lunedì al venerdì, non sbaglia un colpo, finché non glielo permetto io.

Ridotti al silenzio dalle nostre chiacchiere?

«La parola è un sintomo di affetto E il silenzio un altro» Emily Dickinson, Silenzi,UEF, 1990

Scrivere: rivoluzionario più che disubbidiente

La sala è la stessa e il protagonista è il medesimo che, nel frattempo, non ha perso né fama, né carisma. Eppure,...

Risposta alla domanda: “Quale il senso di parlare a questa umanità distratta, disgregata ed in crisi che non perde occasione di manifestarsi tale ogni...

Al di là di ogni pubblica confessione, che pure qui può leggersi in controluce, lo scrivere oggi non è più possibile. La...