Spesso medito sulla riflessione di Papa Francesco fatta a Lampedusa nel primo viaggio apostolico. Ci consegnò quel: «Lasciateci piangere», che risvegliò in tutti il senso più profondo dell’umanità suscitando commozione per la riscoperta del valore della vita spesso schiacciata, dimenticata e affogata dall’indifferenza. Ci richiamò a reagire a quella che definì la «Globalizzazione dell’indifferenza» e a ritrovare così la nostra speranza. Indifferenza vuol dire avere un cuore sordo, incapace di ascoltare. Un cuore che non sa palpitare, chiuso dagli impegni che giustificano, apparentemente, questa indifferenza. L’indifferenza è nella parabola del Samaritano: il levita e il sacerdote avevano fretta di compiere i loro riti senza mettersi in discussione davanti alla persona bisognosa. Il Samaritano vede il malcapitato, scende da cavallo e fa un cammino con lui. Si lascia commuovere. Abbiamo bisogno di recuperare i sentimenti, dovunque, sempre. L’indifferenza è da allontanare facendo palpitare il cuore con un respiro di profonda spiritualità, anche laica.