La forma verso l’astratto.

Autore

Stefano Simeoni
Stefano Simeoni, classe 1998, è da sempre appassionato di storia e delle civiltà umane. Si è di recente laureato in Scienze Storiche con una tesi in Storia culturale sulle feste e gli intrattenimenti a Padova.

IL CAMMINO DELL’ASTRATTISMO DA MALEVIČH A MONDRIAN

Kazimir Malevič e Piet Mondrian furono due tra i principali innovatori dell’arte pittorica in occidente. Sotto la bandiera dell’astrattismo essi rivendicarono la necessità di giungere alla purezza dell’arte, e la via da intraprendere era quella di tagliare il fil rouge che aveva caratterizzato la pittura i suoi elementi tradizionali. Togliere, scomporre e sintetizzare nelle forme geometriche che contenessero una realtà totalmente nuova.

Nell’Europa turbolenta degli anni che precedettero e subito seguirono la Prima Guerra Mondiale, dove l’illusione idealistica di un mondo prospero e pacifico venne soffocato dai gas delle trincee e dallo sfilare popoli in armi immediatamente dopo la fine del conflitto, prese piede una generazione di artisti, dediti soprattutto alla pittura ma anche all’architettura, convinti di dover ribaltare i canoni pittorici e rimuovere elementi generalmente considerati essenziali (come il soggetto, lo sfondo e le gerarchie tra questi) per giungere alla forma più pura dell’arte, introspettiva, non viziata dal riproporre gli elementi della realtà.

Ramificatosi in diversi nomi e stili, concezioni e materiali, queste diverse correnti avanguardistiche che solcarono la storia dell’arte all’inizio secolo vengono accorparti in un unico stile: l’Astrattismo.

La loro proposta artistica audace se non sconsiderata agli occhi del pubblico delle mostre (ieri come oggi), rifletteva quella nuova rappresentazione che aveva in sé la razionalità delle forme geometriche e un impianto culturale che vagava tra la ripresa dell’arte popolare e il perfezionamento, caratteristiche delle scuole di pensiero affermatesi all’inizio del secolo, e l’adesione da parte di alcuni esponenti di quest’avanguardia a dottrine misticheggianti.

In questo periodo, Kazimir Malevič e Piet Mondrian furono tra i principali attori che forzarono i limiti dell’arte conosciuta fino ad allora, portando alle estreme conseguenze i risultati dei Cubisti e dei Fauves, e lasciando una traccia indelebile nella storia dell’arte.

L’attività artistica di Kazimir Malevič (Kiev 1879-San Pietroburgo 1934), si inserisce in un ampio quadro di rinnovamento dell’arte russa, ancorata al realismo ottocentesco imperante e delle novità artistiche venute da Parigi.

Il momento che segna lo spartiacque nell’arte russa tra la pittura realista e l’avanguardia può essere individuato nella Domenica di sangue del 1905. La feroce repressione operata dal regime zarista portò gli intellettuali a vedere nel fallimento del cambiamento sociale la necessità di una chiusura verso l’interiorità e fu il motivo che spinse molti di questi intelletuali ed artisti ad avvicinarsi alle dottrine misticiste. Le conseguenze di questa introflessione spirituale portarono alla nascita di nuovi stili che sperimentavano ogni gioco di colori, di composizioni, l’individualismo più sfrenato, esperimenti che si riassumono nell’affermazione delle tre grandi avanguardie russe: il Raggismo, il Costruttivismo e il Suprematismo.

Il Suprematismo, figlio della concezione di arte di Malevič, parte dal presupposto che un’opera d’arte, per potersi dire eterna, che riesca cioè a mantenere quel fascino che rieccheggi nei secoli, deve liberarsi dai fini puri fini pratici scegliendo la strada della libertà.

Nel 1913, alla mostra avanguardista Mosca 0.10, Malevič ebbe modo di esporre i suoi lavori suprematisti, fatti di linee e quadrati fluttuanti negli spazi bianchi delle tele. Su tutti spiccava l’opera Quadrato nero su sfondo bianco, al quale Malevič decise di dedicare uno spazio particolare, cioè in un angolo in alto al centro, la posizione in cui si trovano le icone, le immagini sacre, nelle case russe. Commentando l’opera nel Manifesto del Suprematismo, il pittore avanguardista spiegò come questo era un tentativo di liberarsi dalla zavorra dell’oggettività. Togliere dall’arte il mondo dei concetti oggettivi per creare infine un deserto ma un deserto «riempito dalla sensibilità non oggettiva, che lo penetra tutto».

L’avventura suprematista di Malevič e delle altre correnti dell’avanguardia russa cessò con l’affermarsi della Rivoluzione Bolscevica. Benché nella prima fase rivoluzionaria e della guerra civile le avanguardie ebbero modo di esistere, e di prosperare con l’appoggio della dirigenza sovietica, la presa di potere di Stalin spazzò via tutto questo mondo di arte variegata e audace per optare ad un ritorno al realismo ottocentesco ma al servizio della propaganda dell’URSS.

Sebbene l’avventura delle avanguardie russe sembrò consumarsi con la nascita della nuova Russia di Stalin, i suoi contributi non si persero, anzi la vicinanza di Malevič al panorama artistico tedesco del Dopoguerra fece sì che la sua concezione suprematista dell’arte confluisse nel Bauhaus. Inoltre, lo sforzo verso l’astrattismo perseguito dagli avanguardisti venne ripreso da altre figure eminenti della pittura, come ad esempio Piet Mondrian (Piet Cornelis Mondriaan, Amersfoort 1878-New York 1944).

L’artista olandese, fondatore della rivista di arte ed architettura De Stijl, si era destreggiato in diversi stili, dal naturalismo ai fauves, fino al cubismo; attraverso lo studio e la sperimentazione giunse a realizzare come giungere a quell’astrattismo assoluto tanto ambito dai movimenti avanguardistici europei. Mondrian non realizzò un metodo, quanto piuttosto un’originale concezione dell’arte: egli considerava l’arte come vita, ma nella sua visione la vita era pura attività interiore. Pertanto è necessario togliere la realtà oggettiva, è la coscienza, lo spirito che deve imporsi nel caos della realtà oggettiva.

Di conseguenza, il suo stile prevedeva la sintetizzazione delle forme dell’oggetto fino a farlo scomparire o a ridurlo a linee o a forme geometriche. Le linee costituivano l’essenziale nel quadro, non potevano essere curve, simbolo della confusione barocca, ma dritte, rigide, verticali o orizzontali. Un buon esempio è rappresentato da uno dei suoi primi esperimenti in questo senso, Composizione di linee, datato 1916-1917. L’altra componente fondamentale che contribuiva alla concezione di arte come espressione della verità interiore era l’utilizzo del colore, un colore unito, compatto e puro, rigorosamente scevro da ogni rimando al sentimentalismo.

La sua visione così integralista, quasi fanatica, della tecnica pittorica fu anche la conseguenza del suo allontanamento dal De Stijl, quando altri due artisti olandesi reintrodussero la linea diagonale e quella curva, un affronto per Mondrian che in quest’atto vi leggeva il ritorno al sentimentalismo e l’allontanamento dalla ricerca della verità interiore, scopo primo dell’arte.

L’esperienza di Mondrian andò infine a confluire nella casa del Bauhaus dove avevano trovato rifugio le altre forme dell’astrattismo.

È difficile riassumere la portata delle innovazioni dell’astrattismo avanguardistico nell’arte contemporanea, soprattutto in queste poche righe che certamente ignorano molti altri aspetti complessi del pensiero e delle opere di questi personaggi. Tuttavia, ciò che si è cercato di evidenziare in questo breve articolo è come questi due artisti abbiano cercato di proseguire una strada del rinnovamento dell’arte, già iniziata con i cubisti, indirizzando l’arte al raggiungimento del pensiero assoluto attraverso la pura astrazione. A sua volta, per giungere a quest’obiettivo, Mondrian e Malevič hanno scelto la via della liberazione: liberazione dalla realtà oggettiva e dal peso delle regole della rappresentazione, compensando con una nuova attenzione verso il colore e la forma, che nelle loro opere si riempivano dei significati incomprensibili alla sensibilità oggettiva.

Bibliografia

ARGAN Carlo Giulio, L’ arte moderna 1770\1970, Firenze, Sansoni editore, 1970.
DE MICHELI Mario, Le avanguardie artistiche del Novecento, Milano, Feltrinelli editore, 1988.
FABBRI Fabio, L’alba del Novecento. Alle radici della nostra cultura, Roma, Laterza&Figli,2022.
FOSTER-KRAUSS-BOIS-BUCHLOH-JOSELIT, Arte dal 1900. Modernismo, Antimodernismo, Postmodernismo, Bologna, Zanichelli editore, 2020.

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