Cinque, quattro, tre, due, uno…

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Oscillazione di attimi
questa è la vita o almeno così dicono,
una corsa al primo respiro
seguito da lacrime, urla e lamenti;
come ti senti?
Come ti senti ad essere arrivato qui?
Sei ancora senza denti
quando conosci i parenti
quando ti spaventi, al nono mese
degli estranei
e vivi le tre fasi;
protesta,
disperazione
e distacco.
Ho male al braccio
mentre scrivo ciò
anche se non importa a nessuno
comunque credo e lo giuro
che queste tre fasi sussistano ancora
seppur la psicologia probabilmente non approva
ma io perdo ancora la parola
quando incontro un’altra persona.
Sono rimasto a quando ero piccolo
e giocavo con la corda assieme ai miei amici
“Uno, due, tre, quattro, cinque…”
Così, tutto il pomeriggio
a divertirci con la mia corda viola
a sbucciarci le ginocchia se per caso qualcuno cadeva
a sorridere e vivere
sinceri.
Eppure in poco tempo
ho fatto una giravolta
ritrovandomi su un banco di scuola
e stavolta niente mi faceva sorridere
se non quei dieci minuti di ricreazione,
nelle orecchie sempre la stessa canzone
e dietro le spalle i miei compagni che borbottavano
“Quello ha la depressione”.
Un giorno sono caduto dalle scale 
e rialzandomi mi sono ritrovato in mezzo ad un prato
in equilibrio su di un elastico
con delle persone attorno che gridavano
“Vai, vai forza che ce la fai! Ancora un attimo!”.
Il tempo passava
e con esso anche le stagioni
così a priori
ho deciso di tagliarmi i capelli
sembrava di aver vissuto un lutto negli ultimi giorni,
lo specchio a stento lo supportavo
mi ritrovavo fermo, immobile
a versare lacrime
e pure esse
finivano col sentirsi sole;
cambiamento
ho detto allora
e me lo sono pure scritto sulla mano
perché so che me lo dimentico.
Con i capelli più corti ho terminato la scuola
balzando qualche, anzi, molte ore
felice più che triste
sorridendo alle mie compagne in lacrime
“Come farò senza di voi”
gridavano, quelle antipatiche.
Catapultato nel mondo del lavoro
ho smesso di farmi la barba
ho giocato a prendi e scappa con dei bambini
che poverini
secondo me pure loro si chiedevano che razza di educatore fossi io;
ma alla fine chi sono io
chi può dirmi qualcosa in più
chi lo sa perché sono così pieno di capelli
e perché amo il rosa
e mi sento sempre dire che sono gay.
Chi ha delle risposte?
Dunque corro,
corro al mattino mentre mi preparo,
corro attorno al lago,
corro per prendere il treno,
e corro la notte
perché io, un mondo così
proprio non lo volevo
io fino a poco tempo fa
nemmeno ci credevo che esistevo.
Non ricordo i miei pensieri
talvolta li appunto su un taccuino
perché sono troppi
sono dannatamente troppi
ed utilizzo il termine -dannatamente- 
perché la mia mente tende a boicottarmi
ora mi spiego meglio,
in questo momento vi sto parlando di una cosa
ma altre trecento frullano e spingono nella mia testa;
cento fanno rumore,
cinquanta giocano a basket
e le altre centocinquanta son pronte a far l’amore 
con la mia paura, con l’insicurezza
con quella stanchezza di vivere 
che a volte passeggia per il cervello.
Mi continuo a buttare in giro
sperando di essermi ricordato il paracadute
anche se quest’ultimo le ferite non le protegge,
i graffi non li evita
però il pericolo in qualche modo, mi eccita.
Prima a destra
poi a sinistra
continua dritto
e svolta alla rotonda
una strada così tosta non l’ho mai vista
per facilità, disegno un mondo
sul taccuino di prima
almeno alla fine me lo ricordo
il posto dove respiro;
sogno un ambiente
un po’ più lineare
dove non bisogna volare
per raggiungere tutto ciò che per forza
bisogna fare.
Ecco che arrivo alla fine
seduto su una poltrona
a fare le parole crociate,
non ricordo quali siano state
le mie esperienze migliori 
o mi chiedo anche se io abbia realmente vissuto
oppure se un paio d’anni fa abbia dato per bene il benvenuto
a quell’amico di mio figlio
ma che sbadato
io, io non ho nessun figlio!
Chissà poi se dovevo provarci ancora con quella donna
ma che sciocco oggi davvero
lei mi ha tradito!
Io comunque non ho capito perché in un film trovi l’anima gemella
e nella realtà l’unica cosa che ti rincuora
è il gelato alla stracciatella
che dico insomma! Ma, ma da dov’ero partito?
Cerco il mio bastone
non ho mai capito bene la lezione
che mi ripeteva mio padre
anzi no, mia madre
o mio zio
oh Dio, oggi non riesco proprio a concentrarmi 
“Uno, due, tre, quattro, cinque…”
Che bello, gioco con la mia corda 
oggi dove mi porta?
Proprio alla porta
alla storia divertente 
di come si chiudono gli occhi
con una sola giravolta
per sempre.

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