Il sentimento necessario

Autore

Emanuela Fellin
Emanuela Fellin, pedagogista clinica, svolge la sua attività professionale, di studio, ricerca e consulenza per lo sviluppo individuale, sia con l’infanzia e l’adolescenza, che con gli adulti. Si occupa di interventi con i gruppi e le organizzazioni per la formazione e lo sviluppo dell’apprendimento e della motivazione. L’impegno di studio e applicazione è rivolto agli interventi nei contesti critici dell’educazione contemporanea, sia istituzionali che scolastici. Le tematiche principali di interesse vertono sui concetti di vivibilità, ambiente, cura e apprendimento. I metodi utilizzati sono quelli propri della ricerca-intervento e della consulenza al ruolo per lo sviluppo individuale e il sostegno alle dinamiche dei gruppi e delle organizzazioni.

L’anno appena trascorso ha messo a dura prova i nostri sentimenti ed è opportuno interrogarsi su quale sia il posto in cui si è piazzato il sentimento dell’amore nella classifica delle cose necessarie per affrontare una nuova rinascita, non solo economica ma soprattutto sociale e relazionale. L’amore è un sentimento così intenso e spesso abusato. Siamo arrivati a vivere un inaridimento dei sentimenti e, in particolare, l’amore, anche per le sue caratteristiche particolarmente impegnative e delicate, subisce una delle crisi più acute. Vivere quasi tutto attraverso uno schermo e un telefono induce una situazione di particolare difficoltà, che in parte evidenzia criticità già esistenti, in parte le acutizza mettendo seriamente in discussione tenuta e significato delle parole senza gesti. L’amore che è il meno definibile dei sentimenti, ma anche il più pervasivo, mostra la propria mancanza negli ambiti essenziali della nostra vita. Ci vuole amore per nascere e l’incidenza della crisi pandemica rende ancora più problematica la disposizione a generare figli, in quanto le aspettative di futuro subiscono un grave arresto, con tutto il portato di ansia che accompagna ogni domanda di prospettive possibili. L’amore, così decisivo per crescere, mostra quanto sia carente la possibilità di scambio affettivo nella condizione di privazione di contatto fisico in cui viviamo. Dai neonati che vedono solo metà volto e a cui manca il sorriso, ai bambini che non possono toccarsi, fino agli adolescenti e alla loro necessità esistenziale di sperimentare corpo e affetti in forme libere e autonome. L’amore manca nella vita di ogni giorno, dalle relazioni affettive primarie, ai rapporti d’amore, alle relazioni con gli anziani, ai gesti di cura e alle relazioni di amicizia. Si pensa da soli e si condivide a distanza e la solitudine la fa da padrona. Lo stesso accade nel lavoro. Quell’esperienza che si genera da sempre al punto di incontro tra noi e gli altri, oggi è mortificata nello spazio solitario di uno schermo. E se amare e lavorare, secondo Freud, sono i verbi principali della vita, l’amore ci manca nelle nostre esperienze fondamentali. Tra tutti i progetti di rinascita dalla deprivazione che stiamo vivendo, forse quello più urgente e di cui nessuno parla è un programma di rieducazione all’affettività e all’amore. Una grande occasione da non perdere. 

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