La festa è finita, andate in pace

Autore

Emanuela Fellin
Emanuela Fellin, pedagogista clinica, svolge la sua attività professionale, di studio, ricerca e consulenza per lo sviluppo individuale, sia con l’infanzia e l’adolescenza, che con gli adulti. Si occupa di interventi con i gruppi e le organizzazioni per la formazione e lo sviluppo dell’apprendimento e della motivazione. L’impegno di studio e applicazione è rivolto agli interventi nei contesti critici dell’educazione contemporanea, sia istituzionali che scolastici. Le tematiche principali di interesse vertono sui concetti di vivibilità, ambiente, cura e apprendimento. I metodi utilizzati sono quelli propri della ricerca-intervento e della consulenza al ruolo per lo sviluppo individuale e il sostegno alle dinamiche dei gruppi e delle organizzazioni.

Come in un film horror, dopo la preparazione, di solito costruita con accessori e situazioni che predispongono alle più elevate aspettative positive, esplode l’evento che distrugge ogni attesa e induce alla costernazione quando non alla tragedia.

Così nella festa dei tempi in cui viviamo.

Tutto spinge ai preparativi, con ampio e diffuso anticipo, perché la festa non solo cominci ma non finisca mai.

Il marchingegno è costruito con grande competenza.

Intanto si appoggia quasi sempre su quello che fu: tradizioni millenarie o anche più recenti che fanno da incipit e giustificazione ad eventi svuotati di senso, il cui involucro è però perfettamente riempito da strategie di consumo che divengono la vera ragione della festa.

Si aggiunge poi lo sfruttamento sottile ed efficace della nostra socialità, che rende estremamente difficile chiamarsi fuori o essere diversi.

Come si può aiutare una bambina o un bambino a vivere il proprio compleanno, ad esempio, in modo diverso dalle mode festaiole del momento, o a non aggiornarsi seguendo le tendenze che spuntano di ora in ora e fanno fuori chi non si adegua?

Si tratta verosimilmente di un’operazione impossibile.

Ci si può forse laureare riservatamente condividendo l’evento con una o poche persone senza le sceneggiate che sono sotto gli occhi di tutti, la cui volgarità raggiunge livelli sempre più elevati?

Se si guarda il tutto da fuori, cosa molto difficile, appare evidente che ad essere sparito è l’oggetto della festa, in ogni campo e in ogni situazione.

Analizzando le conseguenze della scomparsa o alienazione dell’oggetto autentico della festa, non è difficile riconoscere che è la festa stessa ad essere finita. Basti ascoltare alcuni scambi che pullulano nei contenuti dei discorsi tra le persone: «L’anno scorso tizia mi ha regalato questo, non posso non prenderle almeno un regalo dello stesso valore», certo, in denaro.

Il suo simulacro vuoto invade ogni momento del nostro tempo e non sarà finita la kermesse natalizia che sarà già iniziata quella carnevalesca, ma il fantasma dell’oggetto, la scomparsa del senso e del contenuto, si porta dietro lo stesso significato della festa.

Quel vuoto potrebbe aprire a inedite ricerche di significato.

Riflettiamo per un momento su quali sono i valori che rimangono dopo lo stordimento delle festività.

Si perde di vista il vero significato che hanno queste occasioni. Sono momenti di riunione famigliare, soprattutto per persone che per motivi prettamente lavorativi si spingono lontano da casa e i giorni appena trascorsi diventano un’occasione unica per riuscire a ricavare un tempo disteso di riavvicinamento. Tutto però è sotteso alla necessità di enfatizzare talmente tanto queste giornate che si perde il vero significato profondo della relazione, che di per sé non ha bisogno di regali perché essa stessa è già un dono a prescindere. 

Ci sono poi le ricorrenze religiose, anch’esse hanno, per chi ci crede, una fede profonda e unica, ma anche queste rischiano di essere travolte da ciò che più lontano dalla necessità di condivisione esista.

Il vero dono, in questi tempi, ancora, è capire il significato del valore delle relazioni, che dovrebbero diventare il centro nevralgico dei pensieri e dei significati che diamo alle festività.

Tolti tutti gli addobbi restano le persone e i legami che le uniscono o quelli che si potrebbero creare per unirle.

Intanto però la festa è finita e possiamo andare in pace.

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